Carissimi tutti, vicini e lontani,
come dicevamo, prima della pausa dedicata a San Giuseppe, Paolo è stato, tra gli Apostoli, il missionario presso i popoli pagani. E Pietro (e gli altri)? Anch’essi missionari, ma “in casa propria” per portare il messaggio di Gesù ai Giudei. E’ difficile dire chi dei due abbia trovato più difficoltà. Paolo si è trovato ad annunciare “qualcosa di nuovo” a chi non aveva la concezione di un Dio unico, creatore dell’universo, incarnato, morto e risorto; Pietro deve far cambiare mentalità ad un popolo “di dura cervice”(Esodo 32,9 e altri) che, col passare dei secoli, si era abbondantemente intostata (co’ tutto er rispetto pe’ li fratelli maggiori: ammazza che testa dura sti Giudii! Proprio come certi cristianuzzi..) e che, pur avendo accolto il messaggio cristiano, era rimasto abbarbicato a certe antiche tradizioni religiose giudaiche. E’ quello che leggiamo nel brano odierno (Atti 11,1-18). Pietro, ma che combini? Sei, a dir poco, scandaloso! Hai “osato” entrate in casa dei non circoncisi (non ebrei) e ti sei permesso anche di sederti a tavola con loro? Proprio tu che hai ricevuto le chiavi del Regno dei Cieli? E il povero Pietro deve anche “giustificarsi” raccontando la visione avuta (vv.4-10). Non che per Paolo, come vedremo, le cose siano state più semplici, ma Pietro, in quanto “Principe degli Apostoli”, non aveva diritto ad un maggior rispetto da parte dei suoi seguaci? Questo e altri fatti ci riportano indietro di tanti anni (molti di quelli che sono nati prima del 1980 lo ricorderanno bene) e ci fanno pensare alle difficoltà che tanti Pastori illuminati, a cominciare da San Giovanni XXIII (il Papa buono), hanno incontrato, all’interno della stessa Chiesa, soprattutto “tra le alte sfere”, dopo le riforme del Concilio Vaticano II. Quella struttura gerarchica che poggiava, da tanti secoli, su di un piedistallo dorato, ha subito un colpo benefico che l’ha fatta scendere verso il popolo di Dio per camminare insieme a lui. Un semplice esempio: quante volte, da ragazzi (facevamo i chierichetti, come si diceva allora), dopo l’adozione delle lingue nazionali nelle celebrazioni liturgiche nel 1965, abbiamo sentito dire “qui nun se capisce più gnente…ce stanno a fa’ perde la fede” e frasi del genere. Ma quanti erano in grado di capire ciò che il prete sull’altare faceva e, in latino, quasi segretamente, diceva? E che dire poi dello “scandalo architettonico”, soprattutto per le chiese di nuova costruzione, (siamo sempre negli anni ‘60), per l’altare “coram populo” cioè rivolto verso il popolo? Non parliamo poi delle aperture post-conciliari di Paolo VI, della semplicità saggia e disarmante di Giovanni Paolo I (il Papa dei 33 giorni), l’azione pastorale travolgente e coinvolgente, in modo particolare, nei confronti dei giovani, di San Giovanni Paolo II, la cultura conciliare e teologica, nonché il coraggio, di Benedetto XVI (da molti non compreso) ed infine la personalità sempre sorprendente di Papa Francesco? Tutte giuste aperture che hanno creato, e creano, ancora oggi, lotte intestine, nella Chiesa? I sedicenti “difensori della vera fede”…gente dalla dura cervice, esistono ancora!!! Ma in aiuto di Pietro, come di altri santi Papi dopo di lui fino ai nostri giorni, interviene lo Spirito Santo (vv.15-17) e quegli uomini intransigenti “cedono le armi” (v.18). La forza dello Spirito, come allora, sfonderà le porte dei cuori irrigiditi, fermi sulle proprie posizioni, attaccati a tradizioni che, anche se buone, esigono un rinnovamento spirituale.
Preghiamo:
Signore liberaci dalla grettezza del cuore. Il Tuo Santo Spirito apra le nostre menti ad una visione di Chiesa che sa ascoltare, sa capire, sa essere con gli ultimi. Apri il cuore e la mente di quanti ancora non sanno, o non vogliono, uscire dai vecchi schemi ormai logori. L’esperienza di Chiesa che stiamo facendo in questo momento particolare della storia del mondo, ci aiuti a vedere in tutti, ma proprio in tutti, un fratello e una sorella da ascoltare ed accogliere. Questa Chiesa ne uscirà certamente fortificata nella sua missione di pace e di amore, proprio come Tu l’hai voluta. Amen
A tutti un saluto fraterno con l’augurio di un pieno rinnovamento spirituale, PG&PGR