16 aprile 2020: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi tutti, vicini e lontani,

troviamo sia bello far lavorare la fantasia ed immaginare certe scene bibliche. Ed è più facile se si è stati in Terra Santa e si sono visitati i luoghi che, soprattutto nel Nuovo Testamento, vengono citati. Il brano letto ieri, mercoledì, (At 3,1-10), ci porta alla porta orientale del Tempio (ormai murata), detta “Bella” che ne permetteva l’accesso a coloro che scendevano dal monte degli ulivi. Alcuni storici pensano sia quella attraverso la quale Gesù è entrato trionfalmente in Gerusalemme quella prima, lontana Domenica delle Palme.
Un uomo paraplegico fin dalla nascita tutti i giorni veniva portato lì, probabilmente da amici o conoscenti, per mendicare. Pietro e Giovanni stanno salendo al Tempio per la preghiera. Era verso le tre del pomeriggio, l’ora nona, quella della morte di Gesù…Strana coincidenza, eh? Il poveretto chiede loro l’elemosina. Pietro fruga nelle borsa…Niente manco ‘na monetina. Rivolto al “collega” chiede: «Giovanni, tu hai qualcosa da dargli?» Anche lui cerca, ma senza successo. I discepoli, ricchi di tanta Grazia di Dio (quella spirituale), non hanno il becco di un quattrino per aiutare quel poveretto. Lo guardano tristemente, come per scusarsi, facendogli vedere le borse completamente vuote. Quante volte sarà capitato anche a noi! Magari in tasca non abbiamo monetine, ma solo qualche biglietto da cinque o dieci euro…Ma ci sembrano troppi… Pietro sta per proseguire verso la scalinata del Tempio, poi si ferma, si volta indietro, guarda Giovanni che lo segue e insieme guardano il mendicante. Incontrano il suo sguardo che si illumina pensando che forse gli daranno qualche moneta che si era nascosta in qualche angolo della borsa. I due, pieni di Spirito Santo, fissano lo sguardo su di lui che, timidamente, allunga, speranzoso, la mano. Le parole di Pietro lo lasciano di stucco: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina»(v.6) Pietro prende quella mano tesa e lo aiuta ad alzarsi. Il prodigio si compie. Quell’uomo, nato in quella pietosa condizione, comincia a camminare, a saltare lodando Dio. La fede dell’apostolo, animata dallo Spirito,  fanno iniziare una nuova vita all’uomo condannato  e  ormai rassegnato ad una esistenza miseranda fatta di stenti. Sì, la fede fa miracoli! Anche la nostra. Certamente non così eclatanti, ma egualmente grandi.

I giovani, nel video di Pasquetta, hanno cantato “vedrai miracoli, se crederai” (ricordate?) La fede, il credere è ciò che ci fa riconoscere i miracoli, e quanti, piccoli o grandi ne abbiamo visto nella nostra vita? Magari sono passati inosservati, considerati nella normalità dell’esistenza: una vita che sboccia, un bimbo che di “mamma” (o papà) per la prima volta, che muove i primi incerti passi, un giovane che riscopre l’amore puro, una famiglia che torna alla serenità dopo una crisi, un malato che riscopre la voglia di vivere accettando la sua malattia, un anziano che non si sente più solo perché i nipotini sono andati a fargli visita, la fede che nasce o rinasce in chi pensava di non averla o averla persa, un peccatore che si pente profondamente, qualcuno che trova il coraggio per continuare a vivere dopo una tragedia, e tanti, tanti altri piccoli/grandi miracoli. Credeteci, i miracoli, anche se spesso non sappiamo riconoscerli, ci sono. E noi due preti, ne abbiamo visti tanti.

Preghiamo:

Signore quante volte, come il mendicante paraplegico, non riusciamo a muoverci; no, non abbiamo gli arti inferiori atrofizzati, quello che ci impedisce di andare verso i fratelli è il blocco del nostro egoismo, della nostra incapacità di amare, condividere, perdonare. Opera, Signore, anche in noi il miracolo di accettare, ogni giorno, con gioia, e pazienza cristiana,  la nostra croce e seguirti senza “se” e senza “ma”. E il Tuo Spirito guidi i nostri passi dietro di Te per giungere alla vita nuova che Tu, con la Tua Pasqua, hai inaugurato. Tu che, risorto, vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen

A tutti buona giornata con l’augurio di saper riconoscere i miracoli che Dio compie, ogni giorno, attorno a noi.  PG&PGR