“Questa non può essere epoca di indifferenza, egoismo, divisione e dimenticanza”
Queste parole sintetizzano il richiamo che Papa Francesco ha rivolto al mondo, “senza peli sulla lingua” come è nel suo stile, il giorno di Pasqua, e in modo particolare a coloro che hanno delle responsabilità di governo e non. E’ strano a dirsi (e a vedersi) che, tra le tante bellissime iniziative di gente comune, sollecitate dalla solidarietà che “fa bene al cuore” (e sono veramente tante, di ogni tipo), ci sia anche chi cerca di approfittare della situazione. per “portare acqua al suo mulino”.
Purtroppo non mancano i “delinquenti incalliti” che, come in altre passate e dolorose occasioni, cercano di alimentare i loro loschi traffici e continuano a mettere in atto strategie volte al proprio egoistico interesse. Ad altro livello ci sono anche i soliti “furbetti” che, in un modo o nell’altro, cercano di aggirare le disposizioni date dalle autorità per la salvaguardia di tutti spesso anche in modo sprezzante e beffardo. Insomma, il tanto bene che viene fatto è costretto, anche ora, a confrontarsi col male.
Anche a livello di politica nazionale e internazionale si fa fatica a superare divisioni e interessi di parte. Non è assolutamente nostra intenzione, e neanche nostro compito, dare un giudizio sull’operato di questo o di quello. Soltanto, ci chiediamo, e volte con un po’ di …rabbia (perdonateci!), come si fa, in un momento simile, a non mettere da parte la litigiosità, per coalizzarsi contro il comune avversario che continua a mietere, in tutto il mondo, migliaia di vittime? Non sarebbe più utile e costruttivo fare “fronte unico e unito” non solo a parole, ma con i fatti? Come non capire che tutto questo “essere contro” favorisce solo l’unico, vero nemico, il coronavirus?
Ma anche scendendo a livelli “più bassi”, a quello di noi poveri mortali cittadini… Facendo la fila davanti a qualche Supermercato, alla Farmacia, a qualche superstite negozio, o dal medico, abbiamo assistito a scene a dir poco indegne: agitando minacciosamente il braccio: “c’ero prima io…”, “non è vero, c’ero prima io”, e chi chiede gentilmente di passare avanti per motivi evidentemente validi spesso si sente rispondere “…e chissene…..”. Ancora non è capitato di sentire il fatidico “lei non sa chi sono io”, ma, prima o poi, qualcuno si sentirà autorizzato a riesumare anche questa stantia e stupida espressione.
Ci viene in mente l’episodio, chiaramente metaforico, dei “capponi di Renzo”, che Manzoni colloca al terzo capitolo dei “Promessi sposi”. Il povero giovane, per potersi difendere dall’angheria dei potenti prepotenti, su consiglio di Agnese, sua futura suocera, si reca a chiedere aiuto legale ad un avvocato di Lecco, tale Azzeccagarbugli (il nome di fantasia è tutto un programma). Come parcella porta con sé quattro capponi, legati per le zampe e a testa in giù. Strada facendo gesticola, pensando al modo col quale esporre il suo problema e i poveri strapazzati animali, che hanno ormai un destino comune, la pentola del “principe del foro”, ne approfittano per beccarsi l’uno con l’altro “come accade sovente tra compagni di sventura”, annota l’autore.
Bhe, almeno noi, nelle nostre case, anche se “condannati” alla convivenza h.24, non facciamo come loro (i capponi o i politici?). Mah, scegliete voi.
PREGHIAMO:
Signore, concedimi il dono del saper ascoltare l’altro, di non mettere sempre, al primo posto, le mie esigenze, le mie convinzioni. Insegnami a consigliare con umiltà, senza pretendere nulla accettando il modo di essere, di fare o di pensare dell’altro. Allontana da me la tentazione del relativismo del “secondo me…” che, spesso, rischia di diventare assolutismo. Rendimi capace di vedere e valorizzare ciò che unisce e non quello che divide e toglimi dalla testa la convinzione di avere sempre ragione. Trasforma questo forzato, ma necessario, distanziamento sociale, in un voluto avvicinamento spirituale a Te e ai fratelli. E, col tuo aiuto, diventerò un uomo e una donna migliore. Amen.
Carissimi tutti, vicini e lontani, forse avrete trovato questo messaggio poco spirituale, ma ciò che abbiamo detto, fa parte della realtà di questo momento. Vi giunga l’augurio di vivere nella comprensione reciproca questi giorni dell’Ottava di Pasqua…e quelli che verranno.
PG&PGR