6 aprile 2020: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi tutti, vicini e lontani,

con questi primi giorni della Settimana Santa ci lasciamo alle spalle le lunghe diatribe tra Gesù e i suoi oppositori, ma non certo le loro conseguenze, Gesù è praticamente “wanted”, ricercato, dai farisei. Dove trova rifugio? Ce lo dice il Vangelo di oggi (Gv 12,1-11),  a Betania, un borgo a circa cinque chilometri da Gerusalemme, in casa del suo amico Lazzaro e delle sue sorelle Marta e Maria. Mancano sei giorni alla festa di Pasqua, l’ultima Pasqua di Gesù con i suoi (è bene sapere che gli ebrei contavano i giorni in modo diverso dal nostro, considerando il primo e l’ultimo).
Egli sa bene che cosa sarebbe accaduto verso la fine di quella settimana e vuole passare un po’ di tempo con i suoi più cari amici e a questa cena, oltre ai “padroni di casa”, partecipano anche i Dodici. Cosa bella, l’amicizia! Cosa grande, la vera amicizia, quella che non conosce tempo, non conosce ostacoli, non conosce distanze. Il nostro caro Francesco di Sales la definisce, pensate, come “il più grande degli amori”.

Dunque grande festa, anche perché gli altri, gli amici, ancora non sanno ciò che accadrà; per Gesù, invece, è una specie di commiato da loro. Come sappiamo, nel Vangelo di Giovanni, bisogna sempre saper leggere tra le righe e cogliere il significato profondo di ciò che narra: non vuole solo raccontare un fatto, ma farci riflettere: Lazzaro è stato riportato in vita da Gesù che è Colui che dà la vita vera e sconfigge la morte eterna. E poi sarà Festa, grande Festa.

Immaginate che bella tavolata! Una di quelle a cui eravamo abituati anche noi…prima di questi tempi difficili. Come avrete potuto vedere in qualche film ambientato in quell’epoca, durante le grandi feste, i pasti venivano consumati non seduti attorno ad un tavolo, ma sdraiati su un fianco con le pietanze al centro. Me sò sempre chiesto: ma come se fa a magnà ne sta posizzione?Ma nun ciavevamo paura che j’annasse pe’ traverso?Bho! Ma lassamo perde. Ad un certo punto Maria, stando dietro a Gesù, gli cosparge i piedi con una essenza oleosa profumatissima, il nardo che era anche molto costosa. Pensate che una libbra di olio di nardo (327 grammi), costava circa 300 denari, equivalenti al salario di dieci mesi di lavoro di un bracciante. E poi li asciuga con i suoi capelli. Un gesto non solo di gratitudine, ma di autentica adorazione verso quell’uomo che ha riportato in vita suo fratello e che sa essere il Figlio di Dio. Un gesto bellissimo, d’amore puro! A questo si oppone, col tono di un rimprovero, Giuda Iscariota. E’ lì, presente anche lui. Questa ingerenza non è certamente dettata da una sua attenzione particolare verso i poveri, come spiega chiaramente Giovanni, ma da loschi interessi personali (v.6). Le parole di Gesù suonano come una doppia profezia: la prima, nei confronti dei poveri, che ci saranno sempre (e quanto è vero!) e l’altra riguardante se stesso e la sua prossima morte (vv.7-8). Lazzaro qui è figura anche del “testimone diretto” della potenza di Gesù. Nella mente dei sommi sacerdoti (sempre loro) può diventare anche lui un punto di riferimento per altri e perciò un personaggio troppo scomodo. Meglio toglierlo di mezzo (v.10)! Un sistema che, purtroppo, è usato spesso anche oggi.

Preghiamo:

Signore, tu hai saputo amare veramente i tuoi amici. Hai amato gli Apostoli, Lazzaro, Marta, Maria e chissà quanti altri. Hai chiamato “amico” anche colui che ti tradiva consegnandoti ai tuoi aguzzini. Hai voluto dare all’amore umano una impronta divina. Oggi, a tutti noi, dici ancora “non vi chiamo più servi, ma amici” e continui ad offrire la tua vita in sacrificio perenne. Gesù, vogliamo, anche noi, essere, veramente, fino in fondo, amici tuoi. Con tutti quelli che già sono con te, nella pienezza della Luce, aiutaci nel cammino della vita soprattutto in quest’ora di difficoltà. Tu vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

A tutti un caro saluto, PG&PGR