31 marzo 2020: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

“Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.  Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite”.  A queste sue parole, molti credettero in lui.”

Carissimi tutti, vicini e lontani,

con questi pochi versetti (28-30) termina il brano del Vangelo odierno (Gv 8, 21-30).
Gesù è ancora lì, nel cortile del Tempio detto “delle donne”, durante la festa delle Capanne, che discute con i farisei. Un dialogo serrato attraverso il quale offre loro la possibilità di comprendere chi Egli sia veramente, Ma questi non vogliono capire interpretando, volutamente male, le sue asserzioni. Ha proprio ragione il vecchio “adagio” che recita “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”. Quel “Io sono” sta a confermare la vera identità di Gesù (è il nome che Dio ha rivelato a Mosè parlando dal roveto ardente, cfr Esodo 3,13-15). Il Cristo parla e afferma la Verità su se stesso: parla come Figlio di Dio, parla come Dio incarnato inviato nel mondo per la salvezza dell’uomo, di tutti noi.

Ahimè, a volte capita anche a noi di fare i sordi… Certo non mettiamo in dubbio la divinità del Cristo, non cerchiamo di farlo cadere in contraddizione come i farisei del tempo. Questo no! Ma tentenniamo davanti a certe parole di Gesù che ci sembrano troppo impegnative: perdonare sempre, amare i nostri nemici (anche chi ci ha fatto del male), rinnegare se stessi, portare con gioia la nostra croce e tante altre che conosciamo.

Certo, è esigente, ma mettendosi nei nostri panni, afferma che il Padre non lo lascia solo. E dunque (quante volte lo abbiamo detto in questi giorni) anche noi non sentiamoci soli, siamo in “compagnia” del Padre e del Figlio che, continuamente ci sostengono con la forza dello Spirito. Gesù, però, aggiunge : “…perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite”. E noi? Quanto ci impegniamo a fare le cose che sono gradite a Dio?

Forse qualcuno dirà: “Ma sti preti nostri nun lo perdeno mai er vizzio de facce sempre ste domanne che te stuzzicheno!!”

No, non vogliamo perderlo, ma sappiate che, prima che a voi, le poniamo a noi stessi.

Preghiamo insieme:

O Dio, Padre buono e immensamente misericordioso, tu ci conosci uno per uno, conosci le nostre infermità, in modo particolare quelle del cuore e sai che tante volte siamo deboli davanti alla tentazione, soprattutto quella tremenda di sentirci abbandonati da Te.

Aiutaci anche oggi a sentire la tua continua presenza nella nostra vita e, attraverso il Tuo Santo Spirito, insegnaci a fare, come Gesù, le cose che ti sono gradite.

Te lo chiediamo, in questo momento di estrema fragilità e di dolore, con rinnovata fiducia in Te, confidando nella materna e potente intercessione di Maria, madre del Tuo Figlio e madre nostra. Amen.

A tutti una buona giornata e non dimenticate l’appuntamento quotidiano con la preghiera dell’Angelus. Il quel momento sentiamoci uniti, tutti!

 

PG&PGR