Buongiorno a tutti, carissimi.
La scena del brano odierno (Gv 5,1-16), che vi invito a rileggere per intero (daje che nun è troppo lungo), si svolge presso la Piscina di Betzaetà (detta anche piscina Probatica, cioè “delle pecore”). Formata da due bacini comunicanti, era utilizzata per lavare gli agnelli (povere bestiole) destinati ai sacrifici, nel vicino Tempio. Secondo la tradizione ebraica, che lo stesso Giovanni menziona, in certi momenti un angelo scendeva nelle acque agitandole e il primo, dei tanti malati che vi sostavano attorno, che scendeva nella piscina veniva miracolosamente guarito.
Gesù chiede a quell’uomo paralitico: «Vuoi guarire?» Gesù, ma che domanda? Se, l’avesse rivolta a me avrei risposto: «Mah, vedi ‘n po’ te! Nun aspetto artro!». Invece il poveretto sembra volersi giustificare con la risposta che dà. Non ha nessuno che lo aiuti a scendere nell’acqua; pur volendo guarire, da solo non ce la fa…C’è sempre qualche altro che, vista la sua grave menomazione, lo supera in velocità. Questo non aver nessuno “che aiuta” è già qualcosa su cui riflettere soprattutto in questo momento di grande emergenza. A fare da “contro-altare” all’operato eroico di tanti che, in diversi modi, anche a rischio della propria vita, si impegnano per alleviare le sofferenze altrui, c’è il menefreghismo (scusate il termine) di altri che continuano a vivere, ad andare in giro senza effettive necessità, come se nulla fosse mettendo a rischio se stessi e gli altri. Poi, magari, si lamentano delle lunghe code da fare aspettando il proprio turno per rifornirsi al Supermercato e non correre il rischio di “morire di fame”. Non credo che questa digressione sia poi tanto fuori luogo. Ma andiamo avanti.
L’ex-paralitico, dopo l’incontro e il dialogo con i farisei, molto simile a quello del cieco nato del Vangelo di domenica scorsa, incontra nuovamente Gesù che lo ammonisce: «Non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio». Ma allora, ci si potrebbe chiedere, è Dio che ti manda “gli accidenti”? E potreste pensare che questo è in contraddizione con quanto, più volte abbiamo detto. Non è così! Gesù, si riferisce al peccato capace di “paralizzare il cuore”: è questo il “peggio” di cui parla.
Prendo in prestito le parole di altri a questo proposito: “Gesù non vuole rinnovare la vita a metà: se non è sciolto dai legami del peccato, all’uomo non gioverà di essere sciolto nelle membra. E’ una libertà da decidere ogni giorno”.
E allora preghiamo insieme:
Signore, noi vogliamo guarire dalle nostre infermità fisiche, ma ancor più da quelle che paralizzano il cuore, da quell’orgoglio e quell’egoismo che ci impediscono di venire verso di Te, attingere alla tua Parola, per poter andare verso gli altri. Sì, Signore, noi vogliamo guarire, essere sanati dal tuo amore, essere bagnati dal sangue e dall’acqua sgorgati dal tuo fianco sul Golgota per poter non solo camminare, ma correre alla tua presenza. Sì, Signore, noi, con tutto il cuore, vogliamo guarire e tu aumenta la nostra fede. Amen
A coloro che leggono, e anche a coloro che non lo fanno (forze je manca er tempo), ai vicini e ai lontani, il nostro fraterno saluto e che Dio ci benedica tutti.
PG&PGR
DSB