Intervista al nostro parroco PG (Padre Giovanni) apparsa sul quotidiano IL TEMPO il 18 febbraio 2014 (articolo di Ugo Cataluddi )
Padre Giovanni, che dal 2006 ha la responsabilità della parrocchia di San Francesco di Sales a Centocelle, è uno dei tre in tutta Roma che nel quartiere della sua parrocchia ci è nato e cresciuto. Qui ha portato a termine i suoi studi primari e secondari, prima di partire per il servizio militare e completare la sua formazione sacerdotale in Francia. Padre Giovanni è tornato nel suo quartiere natio ben 32 anni dopo e ha trovato un territorio morfologicamente e socialmente cambiato.
«Una volta questa zona era poco più di un paese, con uno spirito comunitario molto spiccato – afferma il sacerdote – quando uscivamo per andare in centro ci dicevamo “andiamo a Roma”». Ora Roma invece è ovunque, nei quadranti storici e anche nelle periferie, ma spesso solo «topograficamente» parlando. «Oggi questo quartiere è un po’ abbandonato a se stesso – spiega ancora padre Giovanni – mancano i servizi e punti di aggregazione per i giovani, uno stato di degrado considerevole, dato che le strade sono rimaste così da 30 anni a questa parte, e non manca qualche problema legato alla sicurezza e allo spaccio di droga».
Come sempre in questi casi, dove non arrivano società civile e istituzioni, arrivano le parrocchie. E la San Francesco di Sales è un tipico esempio di realtà che per i giovani è un punto di riferimento ormai imprescindibile.
La vera caratteristica di questa parrocchia infatti è lo «storico» percorso dei gruppi giovanili, che inizia subito dopo la prima Comunione e si snoda fino all’affacciarsi dell’età adulta. «Molti dei ragazzi che crescono e si formano qui – afferma il parroco – a loro volta diventano catechisti o animatori e mettono a disposizione delle nuove generazioni la loro esperienza per quello che diventa un ciclo ininterrotto che va avanti dalla fondazione della parrocchia stessa, datata 1961».
Un ciclo che, fortunatamente, non ha mai conosciuto battute d’arresto. Per padre Giovanni, quindi, «questa continuità di pensiero è una cosa bella, si crea una comunità che pianta le proprie radici e si autoalimenta continuamente».
Purtroppo l’evolversi della società e il costo della vita (e delle case) fanno sì che anche questo flusso continuo possa incontrare degli ostacoli. Spiega ancora il parroco: «Molte coppie, dopo il matrimonio sono costrette ad andarsene altrove a causa dei costi insostenibili delle case in questa zona. La cosa positiva, che testimonia il grande attaccamento dei parrocchiani, è che anche da lontano la gente che va via continua a frequentare la parrocchia e le sue attività».
Attività che coinvolgono, oltre ai giovani anche tutte le altre fasce d’età: gli anziani, sempre più numerosi, le coppie di coniugi alle quali sono rivolti corsi per affrontare la vita matrimoniale e le sue difficoltà e i poveri, anch’essi sempre più in aumento. Alla distribuzione pacchi e al centro d’ascolto fanno riferimento, ormai, sempre più famiglie italiane.
Ma a tenere alto lo spirito della comunità, sono soprattutto i più giovani. Uno dei momenti più importanti della formazione e della crescita dei ragazzi è il campo estivo dove i partecipanti «rivivono le esperienze di tutto l’anno e si preparano per quello successivo». Un bilancio, quindi, consuntivo e uno preventivo. Infine, molto attivo è il «discreto» coro parrocchiale. «Lo definisco discreto – sorride padre Giovanni – per non esaltarli troppo perché altrimenti si montano la testa. Ma a detta degli altri sono davvero bravi…».
Ugo Cataluddi