18 Dicembre 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

Francesco di Sales non finirà mai di stupirci: da un episodio evangelico come quello dell’ardita richiesta dei figli di Zebedeo, riesce a trarre diverse riflessioni e insegnamenti anche per noi. Nella sezione odierna sembra che il Signore Gesù, a proposito dell’ambizione dei due fratelli, dica a tutti gli apostoli: “Non pensate che per il fatto di avere posti di comando e dignità nel mio Regno abbiate maggior gloria e più amore (Mt 20,25-26)”.

La giustificazione di questo ammonimento la troviamo nella reazione degli altri apostoli che, alla richiesta di Giacomo e Giovanni, “si sdegnarono” (v.24). Gesù coglie, dunque, l’occasione per dare loro un insegnamento sul “servizio” che è sempre in antitesi col “potere”. Egli parla ai suoi in modo chiaro e, pur avendoli scelti (Cfr. Gv 15,16) per essere accanto a lui nel giorno del giudizio (Cfr. Mt 19,28), non debbono montarsi la testa ed essere servi gli uni degli altri. Evidentemente questo insegnamento evangelico non è stato recepito dai “grandi della terra”, passati e presenti (e forse anche futuri…!) e questo ha portato il mondo a vivere momenti drammatici. Ma Dio cerca sempre i più umili per portare a termine il suo disegno di salvezza e questo è dimostrato dalla scelta di una semplice ragazza del popolo per essere la Madre di suo Figlio e dare inizio ad una nuova “avventura” che si chiama Chiesa. Il de Sales mette sulle labbra di Gesù questa affermazione: “Mia madre, che non è stata scelta per tale dignità (quella degli apostoli), non sarà per questo che in Cielo avrà minor gloria e amore di voi e di chiunque altro”. Non vi affannate a cercare nel Vangelo, questa frase: non la troverete. Ma Francesco vuole solo interpretare in questo modo il pensiero di Dio sulla base di ciò che dice Maria nel suo cantico di lode, il Magnificat: «L’anima mia magnifica il Signore…perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata…». Amore di Dio, umiltà e servizio: questa è la Vergine Maria. Proseguendo sembra che il Nostro cambi discorso ma, come vedremo domani, non è così. Dice: “C’è un amore affettivo ed un amore effettivo, come ci sono due modi di patire il martirio: uno affettivo, l’altro effettivo. San Giovanni fu martire nella prima maniera, non permettendo Dio, che divenisse martire effettivo, ma soltanto per volontà ed affetto; infatti, l’olio bollente che avevano preparato per immergervelo, e nel quale di fatto fu messo, non gli fece alcun male; anzi, risultò per lui dolce e soave come se fosse stato un bagno ristoratore. San Giacomo, invece, fu martire effettivo; infatti Dio gli fece la grazia di morire per amor suo, benché poi anche Giovanni abbia ricevuto ugualmente la ricompensa e la corona del martirio”. E se torniamo alla Vergine Maria potremo renderci conto che in lei, questi due tipi di martirio, sono diventati una sola cosa ai piedi della croce; per questo viene invocata anche col titolo di Regina dei martiri. Facciamo dunque passare per le mani di questa Regina la nostra preghiera:

Vergine santa, col tuo cuore trafitto dalla spada del dolore, con la profezia del vecchio Simeone e sotto la croce di Gesù, sei stata unita al suo dolore. Intercedi per noi Vergine santa addolorata e consola tutti coloro che, nei momenti di afflizione, ti invocano. Amen

Oggi rivolgiamo il nostro sguardo a Maria e affidiamole tutte le tribolazioni di chi soffre. Buona giornata,

PG&PGR