Carissimi,
Francesco di Sales, nell’Introduzione alla Vita Devota, più volte raccomanda di scegliersi un “padre spirituale” al quale poter aprire liberamente il proprio animo e seguire i suoi consigli per vivere più profondamente la nostra fede. Ma vuole anche metterci in guardia contro le esagerazioni che poi risultano essere dannose e trarre in inganno:
“Chi non vede l’inganno di coloro che sono sempre attaccati al loro padre spirituale per lamentarsi perché nelle loro orazioni non provano certe tenerezze e consolazioni?” Forse alcuni considerano la preghiera una sorta di “Tachipirina” spirituale! E poi c’è sempre da considerare che i tempi di Dio non coincidono con i nostri. Prosegue: “Non capite che se ne aveste non potreste sfuggire alla vanità e non potreste impedire che il vostro amor proprio ci si compiacesse tanto da essere più contenti dei doni che del Donatore?” Perciò, ci suggerisce di considerare questo “ritardo” come un atto di bontà che Dio compie nei nostri confronti per esercitare la nostra pazienza e la nostra fiducia in quanto “la perfezione non consiste nel provare quelle emozioni e quelle tenerezze, ma nell’avere la nostra volontà unita a quella di Dio. E’ quanto possiamo e dobbiamo chiedere senza condizioni alla Maestà Divina”. Proviamo a rileggere la parabola della vedova e del giudice iniquo (Lc 18,1-8). Non dobbiamo poi dimenticare che, ogni cosa che chiediamo al Padre, deve passare attraverso la Mediazione del Figlio in virtù dei suoi meriti (avrete senz’altro notato che le preghiere che il sacerdote fa durante le celebrazioni terminano sempre con: Per Cristo Nostro Signore, o simili, ndr.), e non certo per i nostri; l’unico nostro merito è quello di riconoscerci peccatori in modo convinto, non solo a parole e mettendo tutto nelle mani del Signore che, continua Francesco, nell’insegnarci il Padre Nostro “ci ha indicato chiaramente l’ordine che dobbiamo tenere nelle nostre richieste: sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà”. Parole che ripetiamo continuamente, ma quale importanza diamo ad esse? Aggiunge: “In primo luogo dobbiamo chiedere che sia santificato il suo nome, ossia che venga conosciuto e adorato da tutti gli uomini (e le donne); dopo di che, chiediamo quello che ci è più necessario, ossia che venga il suo Regno, di poter essere abitanti del Cielo; e poi che si compia sempre la sua volontà”, anche quando, aggiungiamo noi, non coincide con la nostra. La seconda parte di questa preghiera, come lo illustra Francesco, la vedremo domani; pensiamo che per oggi, riflettere su quanto ci ha appena detto, sia sufficiente.
Preghiamo, dunque, con le parole di Gesù:
Padre Nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Amen
Ed oggi, che ne dite di riflettere un po’ di più sul nostro rapporto di figli col Padre? Buona giornata,
PG&PGR