Carissimi,
passiamo oggi al peccatore penitente e perciò parliamo di tutti noi. Però Francesco dice che “chiamandolo peccatore, gli si fa torto, perché non lo è più”. E qui egli, ancora una volta, mostra il suo ottimismo. Magari, caro Francesco, fosse veramente così… Ma egli ha una fiducia infinita nell’opera dello Spirito Santo. Siamo convinti che ognuno di noi detesti il peccato ma, ahinoi, ogni tanto ci ricadiamo, anche se non in quelli gravi. Forse lo spazio che riserviamo all’azione dello Spirito in noi, è ancora troppo “ristretto” e il nostro “io” fa sempre fatica a mettersi da parte. Questo, però, non ci deve far desistere in quanto “benché lo Spirito santo non abbia ancora preso (completamente) la sua dimora in noi, nondimeno ci assiste”. Secondo voi, chi è che ci dà il pentimento per i peccati “se non lo Spirito Santo, dato che noi nemmeno possiamo formulare un buon pensiero per la nostra salvezza, se Egli non ce lo concede (Cfr. 2Co 3,5)?” Cosa possiamo, dunque, fare noi per essere considerati peccatori penitenti? E’ sufficiente riconoscere il nostro peccato con un buon esame di coscienza e accostarci al Sacramento della Riconciliazione ricordando che una delle condizioni per essere assolti è la volontà effettiva di non commetterne più. Certamente anche questo è un dono di Dio perché da soli non potremo farcela…abbiamo bisogno, come dice il de Sales, dell’aiuto di Dio e della nostra buona volontà. Egli, a tale proposito, ci invita ad ascoltare la parola dei Salmi (come ben sapete, attribuiti al re Davide, ndr.): “Signore, tu mi hai guardato quando mi trovavo nel fango del mio peccato, tu mi hai aperto il cuore ed io non l’ho richiuso, tu mi hai attirato e io mi sono lasciato prendere, tu mi hai spinto e io non ho indietreggiato (Cfr. Salmi 102-103)”. Sappiamo bene che anche Davide, per quanto uomo scelto da Dio per regnare sul suo popolo, aveva gravemente peccato contro di Lui (Cfr. 2Sam 11,1-14). Ma di fronte al rimprovero del profeta Natan, Davide riconosce la sua colpa (12,1-3) e da quel pentimento nasce il Salmo 50 denominato “Il miserere”. Francesco, senza portare altri esempi (ce ne sarebbero troppi), dice che “abbiamo numerose prove, che la preghiera dei peccatori penitenti sono gradite alla divina Maestà”. Crediamo sia sufficiente ricordare il pentimento di Pietro dopo il triplice rinnegamento. Al peccatore giustificato il de Sales dedica poche ma sufficienti parole proponendoci “l’esempio del pubblicano, che salì a tempio peccatore e se ne uscì giustificato per l’umile preghiera che aveva rivolto a Dio”. E noi, visto che siamo alla fine dell’anno liturgico, quando “saliremo al tempio” per chiedere perdono al Signore?
Con le parole della liturgia che oggi celebra santa Cecilia, vergine e martire, preghiamo,
O Dio, che ogni anno ci allieti con la memoria di santa Cecilia, concedi che i mirabili esempi della sua vita ci offrano un modello da imitare e proclamino le meraviglie
che Cristo tuo Figlio opera nei suoi fedeli. Amen
Oggi chiediamo al Signore la grazia di saper riconoscere i nostri peccati e la forza per superarli. Buona giornata,
PG&PGR