19 Novembre 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

passiamo alla seconda disposizione che ora Francesco chiama semplicemente speranza in quanto, il più delle volte questa è generata dall’esperienza nella preghiera. Ma cosa è la speranza? Egli paragona la speranza alla mirra che, pur essendo un’essenza dal profumo molto intenso, è molto amara nel gusto,“similmente, la speranza è soave in quanto ci promette di godere un giorno di quello che desideriamo, ma è amara perché non ci troviamo ora nel godimento di quello che amiamo”. Se così non fosse, non potremmo chiamarla speranza. Essa, nel pensiero salesiano, è anche simile all’incenso che “buttato nel fuoco, lancia sempre il fumo in alto; allo stesso modo, è necessario che la speranza poggi sulla carità, altrimenti non sarebbe più speranza, ma presunzione”. Infatti nessuno può pretendere che la speranza cristiana, da sola, porti a qualche cosa se non è sostenuta dall’amore. Prosegue il Nostro, tornando all’esempio dell’arciere: “La speranza si proietta come un dardo fino alla porta del Cielo”, ma per entrarvi “dobbiamo appuntire il dardo con la mola dell’amore”, e cioè della carità. Ma allora, ci si potrebbe chiedere, qual è il vero ruolo della speranza in tutto questo? Chiediamo l’intervento di Charles Peguy (1873-1914), poeta, scrittore e saggista francese che, animato da una grande fede, ci ha lasciato degli scritti che meriterebbero di essere letti e meditati profondamente. In uno di questi dice che “ciò che commuove Dio è vedere la speranza negli uomini”. La Fede è un dono gratuito di Dio, la Carità è un punto di arrivo (e di ri-partenza), ma la speranza, come dice anche il nostro Francesco, “è una virtù totalmente terrestre” che nasce nel cuore dell’uomo e lo accompagna per tutta la sua esistenza. Peguy dice ancora che la speranza è come una bambina tenuta per mano dalle due sorelle maggiori, la fede e la carità; a volte, però, quando la fede vacilla e la carità accusa qualche colpo, è lei che le incoraggia a riprendere vigore per continuare insieme il cammino.

La terza ed ultima condizione o disposizione per poter pregare bene, è quella di essere innestati su Gesù crocifisso per nutrirci della sua “linfa” e usufruire delle sue radici. La croce, per noi cristiani è l’albero della vita (Cfr 1Co 1, 22-24) e per avere la vita vera abbiamo bisogno di essere innestati in essa. Ma questo lo vedremo domani.

Preghiamo

Donaci sempre Signore la speranza che nutre la nostra mente, che non ci fa temere e ci ricorda che tu sei sempre accanto a noi. E quando la nostra fede e la nostra carità si attardano, sia lei, con la sua forza, ad aiutarle a riprendere il cammino. Amen

Ed oggi, con tanta fede, nella carità e animati da una sana speranza cristiana, andiamo avanti. Buona giornata,

PG&PGR