Carissimi,
nella memoria della Dedicazione delle Basiliche papali di san Pietro e di san Paolo, iniziamo una nuova settimana alla scuola di san Francesco di Sales che dice: “Ci rimane ora da esporre quali sono le disposizioni per fare bene l’orazione” intendendo, ben inteso, le disposizioni del cuore. Sono tanti i Padri della Chiesa che hanno trattato questo argomento: alcuni hanno individuato almeno quindici disposizioni dell’animo, altri soltanto otto, ma il Nostro preferisce esporne solo tre che, al dire il vero, se prese sul serio, ci sembrano più che sufficienti.
“La prima – dice – è che bisogna essere piccoli per umiltà; la seconda, grandi per esperienza e nella speranza; la terza, occorre essere innestati su Gesù Cristo crocifisso” che vuol dire aver sempre nel nostro spirito, la presenza del Signore Gesù e del suo sacrificio sul Calvario. Iniziamo, dunque, dalla prima e cioè quella che ci fa sentire immensamente piccoli di fronte alla grandezza Divina. L’essere umili non significa riempirsi la testa di cenere, ma riconoscere il nostro grande bisogno di Dio per affrontare cristianamente la vita. Francesco chiama questa umiltà “mendicità spirituale” e cita la prima delle Beatitudini (Mt 5,3) con una piccola variante: «Beati i mendicanti di spirito, perché di essi è il regno dei Cieli». Non vi meravigliate di questa apparente differenza dal testo ufficiale che non usa il termine “mendicanti”, ma “poveri” in quanto, spiega, “le due interpretazioni non sono in contrasto, perché tutti i poveri sono mendicanti se non sono onorati (leggi aiutati) e tutti i mendicanti sono poveri se non sono avari”. In effetti non tutti i poveri sono “poveri in spirito” e non tutti i poveri in spirito sono “poveri”. Pensiamo, ad esempio, a Giuseppe d’Arimatea; era un uomo ricco (cfr. Mt 27,57), che aveva una certa influenza nel Sinedrio, e che era divenuto discepolo del Maestro; egli cede il sepolcro che si era acquistato per deporvici il corpo di Gesù. La preghiera, prosegue il Nostro, non può esimersi dall’umiltà, quella del povero vero, il povero di spirito che sa abbassare il capo per andare lontano come fa un arciere: se vuole che la sua freccia vada in alto e lontano, tende la corda del suo arco verso il basso per alzare la punta del dardo. “Così dobbiamo fare noi quando vogliamo che la nostra preghiera giunga fino al Cielo; dobbiamo abbassarci nella conoscenza del nostro nulla”. Ripensiamo, per un momento, alla parabola del fariseo e del pubblicano (Cfr. Lc 9-14): il primo, a testa alta, loda se stesso, l’altro a capo chino, si umilia; quest’ultimo tornerà a casa “giustificato”, l’altro resterà nella superbia dei suoi peccati. Il de Sales chiude questa prima disposizione dicendo che l’umiltà, all’inizio è un deserto, ma alla fine risulta fruttuosa. Ma vogliamo aggiungere un avvertimento che, crediamo, Francesco condividerà: quando l’umiltà è ostentata, diventa pericolosa.
Preghiamo
Difendi, o Signore, la tua Chiesa, che dalla predicazione degli apostoli Pietro e Paolo ha ricevuto il primo annuncio del Vangelo: con il loro aiuto cresca nella fede e nell’amore, sino alla fine dei tempi. Amen
Viviamo questo giorno, e tutti quelli che verranno, con lo spirito di umiltà del pubblicano. Buona giornata,
PG&PGR