Carissimi,
introducendo questo “Piccolo trattato sulla Preghiera”, Francesco sottolinea che in quelle domeniche di Quaresima (terza, quarta, quinta e le Palme del 1615, ndr.), “noi tratteremo della causa finale dell’orazione, della causa efficiente, di quella che non si può chiamare propriamente materiale, ma del suo oggetto, e della causa effettiva, ossia dell’orazione in se stessa”.
Poi, dopo questi “paroloni” che cercheremo insieme di capire, riprendendo lo stile della “chiacchierata in famiglia”, aggiunge: “Per ora non parlerò della causa finale; ma prima di entrare nel tema dell’orazione, devo dire tre o quattro cosette che è bene sapere”. Tre o quattro cosette? Caro Francesco, per te saranno cosette, ma per noi, poveri mortali…! Comunque ci mettiamo in ascolto con la speranza di comprendere bene ciò che vuoi dirci. Riprendendo un concetto già espresso nel TAD spiega: “Al nostro intelletto competono quattro azioni: il semplice pensiero, lo studio, la meditazione e la contemplazione”. Si tratta di un semplice pensiero quando facciamo come uno studente che si siede al tavolino con l’intenzione di studiare, ma il suo pensiero vola altrove, qua e là e, “anche se tali pensieri sono in Dio, se non hanno un fine, lungi dall’essere buoni sono inutili e di grande ostacolo all’orazione”. Un’altra azione del nostro intelletto è lo studio “e questo si ha quando consideriamo le cose soltanto per saperle, per capirle bene e per parlarne con competenza”. Lo studente di prima, rientrato in sé, comincia a studiare seriamente, ma il suo interesse mira soltanto a passare l’esame. Una preghiera veloce, un segno di croce, un semplice pensiero. Lo studio, anche quando riguarda la Parola di Dio, può essere sterile se non si è pronti a farla diventare “cibo” per la nostra crescita spirituale (gli studenti di teologia ne sanno qualcosa!). Francesco dice che si somiglia agli insetti che succhiano il nettare dai fiori, ma soltanto per saziare la propria fame e aggiunge, molto apertamente e chiaramente: “Ora, di questi due atti del nostro intelletto non diciamo altro, perché non servono al nostro scopo”. Il suo scopo principale, infatti, è quello di insegnarci a gustare la preghiera, a farla diventare il nostro cibo spirituale quotidiano. E dunque, anche noi, per oggi ci fermiamo qui.
Preghiamo
Signore, spesso, quando ci rivolgiamo a Te, lo facciamo con troppa leggerezza. Aiutaci a comprendere ed accettare i tuoi disegni e a nutrirci della Tua Parola per viverla intensamente nel nostro quotidiano. Amen
Ed oggi, quando il nostro pensiero si volgerà a Dio e alla dolcezza della sua Parola, non facciamo come gli insetti comuni, ma come le api che trasformano il nettare in miele. Buona giornata,
PG&PGR