Carissimi,
ancora una considerazione, la terza, del nostro amico Francesco: “Essendosi, Nostro Signore, avviato verso Gerusalemme, quelli della città gli vennero incontro tagliando rami e fronde di olivo e di palma, per tappezzare la strada per cui passava” (Cfr. Mt 21,8; Gv 12,13). Questo particolare momento della vita del Signore, la Chiesa cattolica lo commemora nella domenica precedente a quella di Pasqua, detta Domenica delle Palme, facendo precedere la celebrazione Eucaristica della messa più frequentata dal popolo, la benedizione dei rami (olivo o altro) e la processione. Domenica delle Palme!!! Croce e delizia dei preti, dei ministranti e dei volontari: delizia perché con essa inizia la settimana più importante dell’anno liturgico; croce perché per la maggioranza di coloro che vi partecipano (e quel giorno sono veramente tanti, più che a Natale e Pasqua) portare a casa quel ramo d’olivo ha una valenza “scaramantica”, un portafortuna, un amuleto, uno scaccia-guai, che nulla ha a che vedere con la fede vera e questo è dimostrato dai tanti che, passando di fronte ad una chiesa, si guardano bene dall’entrare, ma chiedono il ramo d’olivo. E quelli che entrano solo in quella occasione? Corrono ai posti migliori (più caldi se fa freddo e più freschi se fa caldo), parlano tranquillamente ad alta voce con i vicini o, peggio, al cellulare e poi, tutti a fare la comunione…Credeteci, non è una esagerazione, ma una triste realtà! Scusateci per questo piccolo sfogo e torniamo al de Sales che dice: “Tutti sanno che la palma viene data ai martiri come segno della vittoria che hanno riportato sui nemici (Cfr. Ap 7,9); l’olivo invece rappresenta i confessori, che hanno fatto molto per la gloria di Dio in tempo di pace; infatti l’olivo è anche simbolo della pace” (Cfr. Ge 8,11). Ma la palma, benché sia il simbolo del martirio, precisa il Nostro, “è propria anche dei confessori della fede, perché la vita dei giusti è un continuo martirio”. Infatti, dal secolo IV secolo in poi il titolo di confessori della fede è stato riservato a coloro che, con coraggio e al limite delle possibilità umane, hanno testimoniato la loro fede senza subire il martirio. La loro “lotta”, commenta Francesco, non è stata solo contro i nemici della fede, ma anche contro “le loro passioni e tendenze, delle quali alla fine rimangono vincitori, assoggettandole alla ragione; la qual cosa non è una vittoria da poco”. Ricordiamo quando nella Filotea ci parlava di una santità aperta e tutti: voleva parlare di ognuno di noi quando, testimoniando la nostra fede combattiamo contro…noi stessi.
Preghiamo
Signore, vogliamo anche noi divenire confessori della fede, ma tu aiutaci a riconoscere e a sconfiggere il male che alberga in noi, le nostre passioni, il nostro orgoglio, il nostro egoismo e rendici santi come tu sei santo. Amen
E se oggi il Signore ci offrirà la possibilità di essere “confessori della fede”, accettiamo con coraggio questa sfida. Buona giornata,
PG&PGR