17 Giugno 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

iniziamo una nuova settimana e con essa il capitolo ottavo nel quale Francesco ci dice quale sia il “Mezzo generale per applicare le nostre opere al servizio di Dio Padre”. Parte da ciò che san Paolo dice nella lettera alla comunità dei Colossesi (3,17): “Tutto quello che fate in parole e opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui, grazie a Dio Padre”. In questa linea si è mosso anche il nostro Beato Fondatore, P. Luigi Brisson, nello scrivere quello che noi Oblati chiamiamo “Direttorio Spirituale” che suggerisce il modo per elevare  l’anima a Dio in ogni momento della giornata, dal risveglio al riposo notturno. Non è stata una sua idea originale, ma “copiata” dal Direttorio che Francesco di Sales aveva scritto per le suore della Visitazione e adattata per noi “maschietti”. Citando san Tommaso d’Aquino, dice, e questo è valido per tutti, che le opere cui fa riferimento Paolo nel testo sopra citato, “vengono praticate sufficientemente quando abbiamo l’abitudine della santissima carità, in forza della quale, anche se non abbiamo una precisa ed esplicita intenzione di compiere ogni azione per amore di Dio, tale intenzione è implicitamente contenuta nell’unione e comunione che abbiamo con Dio”. Particolare da sottolineare: san Tommaso, nel testo latino della Summa Teologica, usa il termine “habitus” (che determina una scelta precisa, ndr), da non confondere con “abitudine” inteso nel modo corrente di parlare e che si riferisce a quelle azioni che facciamo quasi automaticamente. Un esempio: durante la giornata noi respiriamo mediamente 2.600 volte; lo facciamo senza pensare e, tanto meno, contiamo i respiri. Allo stesso modo, se l’intenzione è quella di operare per Dio, tutto quello che faremo o diremo di buono, diventerà una lode alla divina bontà. Continua, però, il Salesio: “Non devi accontentarti di avere la carità, e con essa la pratica delle virtù, ma devi fare in modo che sia per mezzo di essa e per essa che le pratichi, affinché possano esserle perfettamente attribuite”. Per farci capire meglio ci viene incontro con questo esempio: “Quando il pittore tiene e guida la mano dell’allievo, la pittura che ne risulta viene attribuita principalmente al pittore. Infatti, sebbene l’allievo vi abbia messo il moto della mano e l’applicazione del pennello, tuttavia il maestro da parte sua ha talmente fuso il proprio movimento con quello del discepolo, che, per averglielo impresso, viene attribuita soprattutto a lui la gloria di quanto vi è di buono nella pittura, anche se si loda il discepolo per la docilità con cui ha accomodato il suo moto alla guida del maestro”. Se noi affidiamo la nostra vita al Maestro, se seguiamo con impegno i suoi insegnamenti e facciamo tesoro delle sue ammonizioni, ci renderemo ben presto conto che è lui il Pittore che sostiene la nostra mano nel disegnare la nostra storia.

Preghiamo

Signore aiutaci a scoprire il fine dell’esistenza umana vissuta col tuo aiuto e il tuo sostegno; stacci vicino quando ci scontriamo con le nostre perplessità, sorreggici quando rischiamo di cadere e, se siamo caduti, rialzaci. Amen

Ed oggi, lungo le nostre strade piene di “buche”, guardiamo bene dove mettiamo i piedi… Buona giornata,

PG&PGR