Carissimi,
nella seconda parte del primo capitolo, che abbiamo iniziato ieri, Francesco prosegue facendo una riflessione che potrebbe sembrare contraddittoria. Ma attenzione, abbiamo detto “potrebbe”! Ecco ciò che dice: “Benché le anime inclini all’amore abbiano da un lato qualche disposizione che le rende più adatte a voler amare Dio, tuttavia, da un altro, sono così soggette ad attaccarsi alle creature piacevoli, che la loro inclinazione le mette in eguale pericolo di scostarsi dalla purezza dell’amore sacro mescolandovi gli altri amori, quanta è la facilità che hanno di amare Dio: infatti, il pericolo di amare male è legato alla facilità di amare”.
Si ama bene e profondamente solo quando si riconosce in Dio l’origine dell’amore. Un esempio: è certamente più facile amare Dio attraverso l’amore per le cose o le persone piacevoli, ma si corre il rischio di far dipendere l’amore di Dio da queste. Comunque, ammette il Nostro, molte anime, una volta fatte le dovute distinzioni, e “purificate dall’amore per le creature, fanno meraviglie nella santa dilezione, perché l’amore trova una grande facilità ad espandersi a tutte le facoltà del cuore” e da questo poi deriva la dolcezza che potrebbe trovare ostacolo in coloro “che hanno l’anima acida, aspra, malinconica e arcigna”. Il de Sales, per farci meglio comprendere questo concetto, ci fa questo esempio: due persone hanno la stessa carità ma una, per disposizione naturale, è sensibile e dolce, l’altra, sempre per sua natura, è scostante e aspra; indubbiamente ameranno Dio nella stessa misura, ma non alla stessa maniera. Pensiamo, aggiungiamo noi, a san Pietro e san Giovanni che, senz’altro amavano Gesù nella stessa misura, ma non nella stessa maniera: Pietro, col suo temperamento poco riflessivo, Giovanni col suo molto più delicato. Prosegue il de Sales: “Il cuore di natura dolce amerà più facilmente, più amabilmente, più dolcemente, ma non più solidamente né più perfettamente; anzi, l’amore che nascerà tra le spine e le ripugnanze di sua natura aspra e arida, sarà più forte e più temprato, mentre l’altro più delizioso e gentile”. Il primo capitolo termina con un invito accorato che Francesco rivolge ai suoi lettori e, oggi, ad ognuno di noi: “O mortali, se avete un cuore portato all’amore, perché non tendete a quello celeste e divino? Ma se siete rudi e di cuore duro, povera gente, giacché siete privi di amore naturale, perché non aspirate all’amore soprannaturale, che vi sarà amorevolmente concesso da Colui che vi chiama così santamente ad amarlo?”
Preghiamo
Signore, trasforma il nostro cuore di pietra in un cuore di carne capace di amare come vuoi tu e sempre pronto ad accoglierti nell’altro comunque egli sia. Amen
Ed oggi, incontreremo persone piacevoli o spiacevoli, simpatiche o antipatiche, buone o meno buone? E noi, come reagiremo di fronte a loro? Buona giornata,
PG&PGR