Carissimi,
nel credente, ribadisce Francesco, l’amore divino deve sottomettere l’appetito sensuale che non è limitato solo a quello attinente alla sfera sessuale, ma si manifesta in tutte quelle tentazioni derivanti dai sette vizi capitali: superbia, avarizia, ira, invidia, lussuria, gola ed accidia. Per spiegarsi meglio l’Autore torna a prendere spunto dalla nascita dei gemelli Esaù e Giacobbe e, sempre citando il libro della Genesi (25,25-26), dice che quest’ultimo, al momento del parto, teneva in mano il calcagno del fratello, uscito per primo dal grembo di Rachele “come per fargli lo sgambetto, soppiantarlo e tenerlo sottomesso…come un uccello da preda”. Allo stesso modo, continua, “l’amore divino vedendo nascere in noi qualche passione o affetto naturale, deve prenderlo subito per il piede e metterlo al proprio servizio…”, cioè, “legarlo e sottometterlo al servizio di Dio”. Si tratta qui di fare uno sforzo per cambiare le passioni negative in virtù. Come? Prendere “per il collo” la superbia e impegnarsi a trasformarla in umiltà e modestia; l’avarizia in generosità; l’ira in dominio di sé; l’invidia in considerazione e rispetto per gli altri; la lussuria in controllo della propria sessualità, la gola in sobrietà e l’accidia in operosità. Molti medici, spiega il Nostro, dicono che “le cose contrarie vanno curate con cose contrarie”, mentre gli alchimisti dicono il contrario. Egli non entra nel merito e non si schiera né con gli uni né con gli altri ma, utilizzando un esempio dice “che sono due le cose che fanno sparire la luce delle stelle: l’oscurità delle brume notturne (nebbie e foschie dense, n.d.r.), e la piena luce del sole; così combattiamo le passioni o opponendo loro passioni contrarie o opponendo loro affetti più forti di loro. Tutte le speranze umane possono essere illusorie se si basano sull’uomo che è mutevole. Ma allora su cosa fondare la nostra speranza per far sì che le passioni umane, come ha detto prima, “prendano il carattere di virtù”? La risposta è semplice, ma impegnativa e Francesco la trae direttamente dalla Sacra Scrittura: «Spera in Dio, anima mia, perché è lui solo che libererà i tuoi piedi dal laccio; mai nessuno, che ha sperato in Lui è rimasto confuso» (Sir 2,2-3). E ricordiamoci, ancora una volta che “nulla è impossibile a Dio”.
Ieri, la Solennità della Santissima Trinità coincideva con la memoria di san Filippo Neri, Pippo bono. Egli, proprio in forza della sua convinzione che Dio può fare tutto, in una Roma povera, diseredata, dedita al vizio e ad ogni attività illegale, ha fondato l’Oratorio, luogo di preghiera e sano divertimento. E proprio tra quei “rigazzini” dediti a piccoli furti e altre mascalzonerie, sono sorti i suoi primi seguaci.
Preghiamo chiedendo la sua intercessione:
O Dio, che glorifichi i tuoi santi e li doni alla Chiesa come modelli di vita evangelica, infondi in noi il tuo Spirito, che infiammò mirabilmente il cuore di san Filippo Neri. Amen
Trasformare le passioni negative in virtù è come fare un gioco di prestigio: per farlo riuscire bene c’è bisogno di tanto esercizio, senza perdersi d’animo davanti ai primi fallimenti. Buona giornata,
PG&PGR