Carissimi,
dopo aver pensato e riflettuto su quali possono essere le cose da lodare o biasimare, da tenere vicine o allontanare, riprendiamo da dove ci siamo interrotti ieri. Il Salesio afferma che anche il timore “praticato per modo di slancio o sentimento naturale”, pur non essendo frutto di una nostra scelta “è un effetto di un’ottima causa e causa di un ottimo effetto”.
Esso, infatti, proviene “dalla conoscenza naturale che Dio ci ha dato della sua provvidenza, e ci fa sapere quanto dipendiamo dalla somma onnipotenza, spingendoci ad invocarla; e se si trova in un’anima fedele, le giova molto”. Tanti cristiani, anche i più “tiepidi”, di fronte a qualche difficoltà o pericolo, compiono gesti e pronunciano frasi proprie della fede. Francesco non si ferma a valutarne la profondità, ma sostiene che anche su questi, sempre mossi dal timore, “il divino amore compie spesso atti di compiacenza e benevolenza.”. La fede, prosegue, ci insegna che al termine della nostra vita mortale dovremo affrontare due “gradi di giudizio”, uno particolare e uno universale ed esso sarà particolarmente severo per coloro che, dopo “aver offeso la divina Maestà” non si saranno riconciliati con lei. Il termine “giudizio”, non lo neghiamo, è sempre un po’ inquietante, ma non deve spaventarci tanto da toglierci il sonno. L’amore di Dio è sempre grande e misericordioso e ci chiede solo di allontanare da noi “l’affetto e la volontà del peccato” come la Chiesa insegna. Sono ancora tanti i cristiani che hanno un’idea di Dio sbagliata e lo vedono come una sorta di “castigamatti” pronto a colpire duramente coloro che sbagliano: una malattia o una disgrazia vengono considerate come “punizioni” divine. Gli apostoli stessi avevano ancora questa mentalità tanto è vero che, nell’episodio del cieco nato narrato da Giovanni (9,2), chiedono a Gesù se quella disgrazia fosse toccata a quell’uomo per una sua colpa o per quella dei suoi genitori….L’idea di un Dio vendicatore non corrisponde certo a quella del Dio di Gesù Cristo che “è venuto a portarci la legge dell’amore” mettendoci, però, in guardia verso coloro che possono gettare il corpo e l’anima nella Geenna (Cfr. Mt 10,28). Nel cammino di conversione certamente il timore del “castigo” fa la sua parte e Francesco ci ricorda che “i Niniviti, a causa delle minacce di rovina e distruzione, fecero penitenza e la loro penitenza fu accetta a Dio; in conclusione, questo timore è compreso tra i doni dello Spirito Santo”. Probabilmente gli abitanti di Ninive fecero penitenza solo per paura della punizione divina, ma questo non è certo l’atteggiamento del cristiano che sente su di sé lo sguardo di Dio, uno sguardo paterno e compassionevole.
Preghiamo
Signore, aiutaci a vivere nel tuo santo timore e amore che è dono dello Spirito Santo che ci conosce, ci ama e vuole, per ognuno di noi, il bene. Amen
Oggi pensiamo un po’ di più allo sguardo di Dio su di noi impegnandoci maggiormente a fare la sua volontà. Buona giornata,
PG&PGR