Carissimi,
siamo al capitolo sedicesimo al quale Francesco di Sales dà questo titolo: “Del timore amoroso delle spose. Continuazione del discorso iniziato”, riferendosi a quanto ha detto in quello precedente, preoccupandosi, soprattutto, di chiarire cosa si deve intendere per timore di Dio. Inizia con la citazione di 2Sam 1,26, brano nel quale Davide piange per la morte del suo grande amico Gionata, figlio del re Saul: «Gionata, per la tua morte sento dolore, l’angoscia mi stringe per te, fratello mio Gionata! Tu mi eri molto caro; la tua amicizia era per me preziosa più che amore di donna»; come se avesse detto, commenta l’Autore, “Tu meritavi un amore più grande di quello che le mogli hanno per i loro mariti”. Probabilmente agli occhi di qualcuno questa interpretazione può sembrare eccessiva ma, conoscendo ormai bene il modo di esprimersi, abbiamo imparato a calarci nella sua ottica e qui egli intende sottolineare quanto l’amore di Dio sovrasta ogni amore umano e quello della “sposa” qualche volta “giunge a tanta perfezione che non teme più di non essere abbastanza unita a lui (lo Sposo), giacché il suo amore le assicura che lo sarà sempre”. L’amicizia, nel pensiero salesiano, ha un posto di privilegio e quella tra Gionata e Davide, che abbiamo menzionato, era talmente grande che il figlio di Saul si oppone al padre, che lo riempie di insulti, pur di salvare la vita del suo amico; un amore di amicizia che solo in Dio poteva trovare la sua origine e non era dettato da favoritismi da parte dell’uno o dell’altro. Così la sposa del Cantico (1,7) può esclamare: «Mostrami, mio Diletto, dove ti fermi e riposi a mezzogiorno, perché io non mi lasci distrarre dai piaceri che sono fuori di te». Chiediamoci quante volte il nostro amore per Dio si lascia “distrarre” da altre occupazioni e preoccupazioni, giustificate alcune, altre un po’ meno. Prosegue Francesco: “Di questo sacro timore, proprio delle divine spose, furono piene le grandi anime di san Paolo, di san Francesco, di santa Caterina da Genova ed altre, che non volevano nessuna contaminazione nel loro amore, ma si sforzavano di renderlo così puro, così semplice, così perfetto, da non permettere che né le consolazioni né le stesse virtù si frammettessero mai fra il loro cuore e Dio; per cui potevano dire: Io vivo, non però più io, ma vive in me Gesù Cristo. Il mio Dio è ogni cosa per me. Per me ciò che non è Dio non è niente. Gesù Cristo è la mia vita. L’amor mio è crocifisso. E simili altre espressioni di sentimento estatico”. Quando sentiamo parlare di “estasi”, generalmente, si pensa alle tante anime elette che hanno vissuto questa esperienza e le sentiamo molto lontane dalla nostra realtà di poveri “novizi”. Ma pensiamo, per un momento, a liberare la nostra mente da altri pensieri e pressioni, ad isolarci da ciò che ci circonda, apriamo il nostro cuore e la nostra mente allo Spirito di Dio e…ascoltiamo quello che vuole dirci.
Signore, viviamo in un mondo che ci avvolge e travolge, che non ci lascia il tempo di ascoltare la Tua voce. Aiutaci a trovare spazio per metterci in ascolto della Tua Parola. Amen
Ricaviamoci, oggi, un momento tutto per noi…per noi e per Lui. Buona giornata,
PG&PGR