Carissimi,
avviandosi a concludere questo capitolo ed aver raggiunto spiritualmente il vertice della scala, Francesco ci invita a scenderla nuovamente, proprio come aveva fatto il Signore Gesù con i suoi discepoli, dopo la sua Trasfigurazione sul monte Tabor. Questo conferma quanto abbiamo detto ieri a proposito della condivisione dei doni dello Spirito. Ecco ciò che dice: “Ma se, dopo aver deliziosamente goduto questi amorosi favori, vogliamo ritornare in terra per trarre il prossimo alla medesima felicità, dal 1° scalino, il più alto, (quello della sapienza) dove abbiamo riempito la volontà di un ardentíssimo zelo e profumato l’anima con il profumo della sovrana carità di Dio, discendiamo al 2°, dove l’intelletto riceve un lume impareggiabile, e fa i suoi concetti e le massime più eccellenti per la gloria della bellezza e bontà divina; di là veniamo al 3°, dove mediante il dono del consiglio stabiliamo i mezzi con cui infondere nella mente dei prossimi il gusto e la stima della divina soavità; nel 4° prendiamo coraggio, ricevendo una santa fortezza per superare le difficoltà che si possono incontrare in tale disegno; nel 5° cominciamo con il dono della scienza a predicare, esortando le anime all’acquisto delle virtù ed alla fuga dei vizi; nel 6° cerchiamo di infondere loro la santa pietà, affinché, riconoscendo Dio come padre amabilissimo, gli obbediscano con filiale timore; nell’ultimo scalino li eccitiamo a temere i giudizi di Dio, affinché, mescolando con la riverenza filiale il timore della dannazione, lascino più volenterosamente la terra per salire con noi al cielo”. Poteva a questo punto, mancare una similitudine? Non sarebbe da Francesco! Perciò la carità, dice, comprendendo i sette doni, è come un giglio che ha sei petali bianchi e al centro i pistilli color oro, che rappresentano la sapienza che fa “entrare nei nostri cuori i gusti e i sapori amorosi della bontà del Padre nostro Creatore, della misericordia del Figlio nostro Redentore e della dolcezza dello Spirito Santo nostro Santificatore. Per chiudere il nostro Autore ci fa notare come il termine “timore” viene spesso ripetuto nella Bibbia e questo per sottolineare che esso è l’inizio di ogni cammino verso la somma sapienza. Un cammino che molti di noi hanno iniziato in tenera età, altri un po’ più tardi; cammino che può aver attraversato anche momenti di crisi, di delusione, di stanchezza, ma che è sempre ripreso con rinnovata fiducia nel Signore.
Preghiamo
Fa’, o Signore, che i tuoi santi doni siano sempre accolti e vissuti dalla tua Chiesa, dalle nostre comunità, da ognuno di noi e siano sempre punti di riferimento anche per chi fa fatica a seguirti o è lontano da Te. La nostra testimonianza sia sempre più convinta e coinvolgente. Amen
Lasciamo, dunque, che oggi e sempre, lo Spirito soffi forte su noi. Buona giornata,
PG&PGR