Carissimi,
secondo alcuni studiosi il Mar Morto, entro qualche decennio, scomparirà dalle carte geografiche lasciando al suo posto una enorme depressione; ma il peccato, che Francesco di Sales gli ha accomunato, continuerà a “mietere vittime”. Egli, nell’ultima sezione del capitolo, dice: “Il peccato, come un mar Morto e mortale, uccide tutto ciò che avvicina: niente vive in tutto ciò che nasce nell’anima che egli occupa, né di tutto ciò che cresce intorno a lui”. Infatti, che cosa ha prodotto di buono il peccato che albergava nel cuore dei farisei e dei dottori della legge mentre sobillavano il popolo obbligandolo a gridare a Pilato di liberare Barabba e non Gesù? A che cosa ha portato la paura del governatore romano? Alla liberazione di un assassino e alla condanna dell’Autore della vita. E la fine dell’Impero romano a che cosa è dovuta se non al rilassamento dei costumi e, soprattutto, all’incompetenza degli imperatori e alle lotte interne nella ricerca del potere. E ancora, che cosa hanno creato tanti regimi totalitari se non sofferenza, povertà, oppressione e morte? Da dove sfocia tanta violenza che regna nelle nostre città oggi? Se non è il peccato che si fa strada nel cuore umano, diteci voi cos’è! Asserisce il Nostro: Non solo il peccato è un’opera morta, ma è talmente pestilenziale e velenosa, che le migliori virtù dell’anima peccatrice non producono alcuna azione viva”. Il frutto del peccato è sempre il male anche se, spesso, si traveste da bene, ma marcisce sul proprio albero. A tale proposito viene richiamato alla nostra mente un brano del libro dell’Apocalisse (3,1) nel quale si legge che il vescovo di Sardi “che era giudicato un albero vivente a causa delle molte virtù che praticava…era morto perché, essendo in peccato, le sue virtù non erano frutti viventi, ma cortecce morte e inganni per gli occhi”. All’affermazione di san Paolo «Senza la carità non sono nulla, nulla mi giova», fa eco quella di Agostino «Metti in un cuore la carità e tutto giova; togli dal cuore la carità e niente più giova». Ed ora lasciamo che sia direttamente il Salesio a concludere questo capitolo: “Ora, soggiungo io, nulla giova per la vita eterna; sebbene, come dico altrove (si riferisce a quanto aveva detto nel primo capitolo), le opere virtuose dei peccatori non siano inutili per la vita temporale; ma, amico mio Teotimo, che giova all’uomo guadagnare tutto il mondo per un po’ di tempo, e perdere l’anima per l’eternità?” Ma egli sa bene che la misericordia di Dio è infinita e anche il più incallito dei peccatori, se si converte, può accedere alla salvezza e questo ce lo spiegherà meglio nel prossimo capitolo.
Preghiamo
O Dio, vita dei tuoi fedeli, gloria degli umili, beatitudine dei giusti, ascolta la preghiera del tuo popolo, e sazia con l’abbondanza dei tuoi doni la sete di coloro che sperano nelle tue promesse. Amen
Anche se non siamo dei peccatori “incalliti”, non lasciamoci sfuggire, oggi, le occasioni che il Signore vorrà offrirci per far crescere la nostra carità verso di Lui e verso il nostro prossimo. Buona giornata,
PG&PGR