Carissimi,
dopo la lunga digressione sulle “virtù-non virtù” dei pagani, nell’undicesimo capitolo Francesco di Sales torna a parlare della carità e dell’amore divino dandogli questo titolo: “Le azioni umane sono prive di valore quando sono compiute senza l’amore divino”. Sembra essere una affermazione troppo esclusiva, ma l’Autore si riferisce a quelle azioni che, volutamente, escludono l’amore di Dio, anzi, lo negano. Parte dunque, dall’esperienza di Abramo che, prima, e soprattutto dopo Isacco, ebbe diversi figli dalle sue concubine; ma solo Isacco, il figlio della promessa, fu il suo erede universale. Allo stesso modo, dice: “Soltanto i figli, ossia gli atti della santissima carità sono eredi di Dio, coeredi di Gesù Cristo (Cfr. Rom 8,17) e i figli o gli atti che le altre virtù concepiscono e partoriscono…per suo comando”. Il de Sales, in ciò che segue, vuole riprendere in mano la sua difesa della fede cattolica durante la giovanile missione nello Chablais: “Quando le virtù morali, o anche le virtù soprannaturali, producono i loro atti in assenza della carità, come avviene tra gli scismatici…e qualche volta tra i cattivi cattolici, non hanno alcun valore per il paradiso”. Tutto ciò che l’uomo compie, anche le azioni più nobili come il distribuire ai poveri le proprie sostanze e lo stesso martirio non gioverebbero alla salvezza se queste fossero dettate e compiute senza la carità. San Paolo, nel capitolo 13 della Prima lettera ai Corinti, che abbiamo citato più volte, attesta tale verità. Ma c’è di più, aggiunge il Nostro: “Quando nella pratica delle virtù morali la volontà non obbedisce al dominio della carità, come quando per orgoglio, vanità, interesse temporale o per altro motivo non retto sono allontanate dalla propria natura, tali atti …vengono privati del frutto e dei privilegi della carità, e, per conseguenza, restano senza valore e senza merito”. Potrà considerarsi virtuoso chi, per vanità di apparire generoso, compie buone opere che sono lontane dal vero amore del prossimo? Senz’altro questo aumenterà la sua popolarità, ma non certo il suo valore di fronte a Dio e “quelle azioni, contagiate in tal modo da cattiva intenzione, di fatto sono più viziose che virtuose, perché di virtuoso hanno soltanto il corpo esteriore”. Pensiamo al comportamento dei farisei che Gesù stesso condanna: digiuni, preghiere, offerte fatte solo per essere lodati dagli altri; sepolcri imbiancati, belli a vedersi esternamente, ma dentro c’è solo falsità (Cfr. Mt 23,27). I farisei moderni agiscono, più o meno, allo stesso modo.
Preghiamo
O Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio hai risollevato il mondo dalla sua caduta, donaci la santa gioia pasquale, perché, liberi dall’oppressione della colpa, partecipiamo alla felicità eterna. Amen
Anche oggi la nostra carità sia autentica, schietta e dettata solo dal vero amore verso Dio e il prossimo. Buona giornata,
PG&PGR