Carissimi,
nella seconda parte del decimo capitolo il nostro Autore continua a fare riferimento alla polemica tra sant’Agostino e gli stoici: polemica non diretta in quanto il personaggio al quale si rivolge ne “La città di Dio”, e cioè Marcio Porzio Catone l’Uticense, è vissuto qualche secolo prima di lui (95-46 a.C.). Catone, considerato uno dei “maestri” dello stoicismo, avversario di Giulio Cesare, è da questi sconfitto e preferisce il suicidio alla sottomissione. Francesco ci riporta le parole del vescovo di Ippona: «Catone non testimoniò un coraggio che voleva evitare la disonestà, ma un’anima debole che non ebbe la forza di affrontare l’avversità…». E commenta: “Egli si uccise, dunque, o perché invidiava a Cesare la gloria…o perché temeva il disonore di vivere sotto un vincitore che odiava; in ciò può essere lodato, se proprio vogliamo, per un grande coraggio, ma non per uno spirito saggio, virtuoso e costante. La crudeltà (anche verso se stessi), che si pratica senza emozioni e a sangue freddo è la più efferata di tutte, e lo stesso vale per la disperazione; infatti, chi è più posato, più moderato, più deciso, è anche meno sensibile e più disperato”. Il giudizio del mite Salesio sul suicidio, è veramente severo! Altro esempio, da non seguire, che ci viene proposto è quello di Cornelia, una giovane matrona romana. Questa storia ci fa fare un balzo indietro, al 510 a.C.: Sesto, uno dei figlio di Tarquinio il superbo, ultimo re di Roma, usa violenza a Cornelia che, in preda alla disperazione, si uccide. La causa del suicidio fu la paura di quella donna di essere creduta consenziente. Anche qui il Nostro è severo e si chiede: “Se Lucrezia è stata casta e innocente in quella circostanza, non è stata crudele nell’uccidere l’innocente Lucrezia?”. Ma ciò che più scandalizza è il comportamento degli stoici nei confronti di quelle creature venute al mondo con qualche imperfezione fisica. Rabbrividendo il de Sales riporta il pensiero di Seneca, uno dei maggiori esponenti di quella corrente filosofica: “E Seneca, il saggio tanto lodato, dice: «Noi uccidiamo i mostri; e i nostri figli, se sono deformi, deboli, imperfetti e mostruosi, li rigettiamo e li abbandoniamo». Pertanto non senza motivo Tertulliano rimprovera ai Romani di esporre i figli alle onde, al freddo, alla fame e ai cani, e questo non a causa di povertà, perché, come dice, anche presidi e magistrati praticavano questa crudeltà contro natura”. A domani il commento amaro di Francesco. Oggi ricorre la memoria di santa Bernardette Soubirous: di salute cagionevole e malsana…ma scelta dalla Vergine per manifestarsi al mondo.
Preghiamo
Santa Bernadette, amata veggente di Lourdes, a te, che hai avuto il dono di vedere e parlare con Colei che è l’Immacolata Concezione, rivolgiamo con fiducia la nostra preghiera, fiduciosi nella tua generosa intercessione. Amen
All’intercessione della fragile Bernadette affidiamo, oggi, tutte le famiglie che ogni giorno si confrontano con la realtà della sofferenza. Buona giornata,
PG&PGR