22 Marzo 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

nella seconda parte del sesto capitolo Francesco insiste nel dichiarare l’incapacità dell’uomo di portare buoni frutti se non con l’aiuto di Dio. Dice, infatti: “Per noi stessi, noi siamo rami secchi, inutili, infruttuosi e incapaci”. Tranquilli, non è un attacco di pessimismo, ma una realtà che viene sottolineata da san Paolo in 2 Co3,4-5): «Questa è la fiducia che abbiamo per mezzo di Cristo davanti a Dio. Non però che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio». Paolo fa riferimento a se stesso e al suo ministero, ma questo può essere applicato ad ognuno di noi quando ci apriamo all’opera dello Spirito Santo che ci mette in grado di portare “frutti deliziosi per la vita eterna”. Non si può certamente negare che anche coloro che sono lontani da Dio possano agire correttamente da un punto di vista umano, ma queste azioni sarebbero come i semi di cocomero, “che per se stessi produrrebbero soltanto frutti insipidi, ma che se immersi nell’acqua zuccherata e muschiata, ne producono invece dal sapore dolce e muschiato”. Così anche i nostri cuori: da soli “sarebbero incapaci di formulare un solo pensiero buono per il servizio di Dio”. Se lasciamo agire lo Spirito che già abita in noi, potremo compiere opere sante che tendono e portano alla gloria immortale. Dio, continua l’Autore “darà a ciascuno secondo le sue opere” e la ricompensa delle fatiche e delle opere buone che avremo praticato in terra, sarà la felicità e la gloria eterna nel cielo. A volte, però, noi uomini abbiamo delle pretese come se Dio dovesse, obbligatoriamente, “remunerare” le nostre opere buone. Quante volte si sentono frasi del genere: “Ma come, io ho fatto questo e quello, cosa ne ho in cambio? Solo preoccupazioni e sofferenze”. Non si pensa che Dio, in quanto Signore del cielo e della terra, potrebbe esigere tutto da noi senza promettere alcuna ricompensa. Ma come si potrebbe conciliare questo con il suo amore sconfinato per l’uomo? E di fatto, nella sua bontà “non ha disposto così; anzi, in considerazione del suo Figlio nostro Salvatore, ha voluto trattare con noi sul compenso, stipulando un contratto ed impegnandosi con la promessa che ci ripagherà secondo le nostre opere con una ricompensa eterna”. Questo, naturalmente, non deve farci pensare che Dio abbia bisogno di noi che siamo solo dei servi inulti (Cfr. Lc 17,10), ma, nella sua bontà converte le nostre opere a nostro favore in modo che “mentre il nostro servizio è assolutamente inutile per Lui, risulti molto utile per noi, che, con opere così piccole, guadagniamo ricompense così grandi”. Nella nostra povertà, Dio ci ha “assunti” tutti al suo servizio, uomini e donne, qualunque sia il nostro compito. Facciamolo per amore e senza pretese, al meglio delle nostre possibilità. In fondo, è solo questo che ci chiede.

Preghiamo

O Dio, che operi sempre per la nostra salvezza e in questi giorni ci allieti con un dono speciale della tua grazia, guarda con bontà alla tua famiglia, custodisci nel tuo amore chi attende il Battesimo e assisti chi è già rinato alla vita nuova. Amen

Cosa ci chiede oggi il Signore? Sta a noi capirlo e dopo averlo capito, facciamolo! Buona giornata,

PG&PGR