Carissimi,
il quinto capitolo ha questo titolo: “L’amore sacro unisce la propria dignità alle altre virtù perfezionando quella specifica di ciascuna” ed oggi approfondiremo la prima parte che inizia col nostro vecchio amico Plinio che “riciccia” dicendo che a Tivoli, una città non lontana da Roma arricchita dalla presenza di due delle Ville più famose e visitate del mondo, Villa d’Este e Villa Adriana, ha visto un albero “con tutti gli innesti possibili, con ogni sorta di frutti; un ramo era carico di ciliegie, un altro di noci, altri di uva, di fichi, di melagrane, di altri tipi di mele e, in genere, di tutte le specie di frutti”. Questo è meraviglioso, afferma Francesco, “ma lo è ancor di più vedere nel cristiano tutte le virtù innestate sulla divina dilezione”. E se quell’albero era al tempo stesso un ciliegio, un melo, ecc., a maggior ragione si può dire che la carità, che è il fusto portante, produce frutti differenti, la pazienza, la dolcezza, il coraggio, la giustizia, ecc. Ma quel povero albero, come dice lo stesso Plinio, ebbe vita breve in quanto tutta quella varietà di frutti esaurì la linfa alle radici e, dunque, seccò. Ma per la carità, puntualizza il Nostro, avviene il contrario in quanto “la dilezione si rafforza e si rinvigorisce nel produrre molti frutti con l’esercizio di tutte le virtù; anzi, come hanno fatto notare i nostri Santi Padri, è insaziabile nel desiderio che ha di dare frutti…”. Gli innesti ben fatti producono frutti propri del rametto che si innesta: se si innesta un melo questo produrrà mele, se si innesta un ciliegio, nasceranno delle ciliegie, e così via, ma tutti quei frutti sembra che conservino qualche cosa del tronco principale. Non sappiamo quanto questo sia attendibile (lo chiederemo a qualche agronomo), ma il de Sales usa questo linguaggio per sottolineare che “i nostri atti prendono la loro specie e il loro nome dalle virtù specifiche da cui provengono, ma traggono dalla santa carità il sapore della loro santità; per cui la carità è la radice e la sorgente di ogni santità dell’uomo”. Se si rimane nel dubbio che quei frutti nati da un innesto abbiano anche il sapore del tronco, è certo che “la carità comunica la sua eccellenza e dignità alle azioni delle altre virtù, pur lasciando a ciascuna il valore e la bontà specifica che possiede per natura”. Riflettiamo: noi col battesimo siamo stati innestati in Cristo, pur vivendo ancora nel mondo; ma i nostri frutti hanno il “sapore” di Cristo o solo quello del mondo?
Preghiamo
Signore onnipotente e misericordioso, attira verso di te i nostri cuori, poiché senza di te non possiamo piacere a te, sommo bene. Amen
Ed oggi pensiamo un po’ a questo innesto e se qualche frutto non avrà il giusto sapore…beh, c’è sempre la pattumiera. Buona giornata e buona domenica,
PG&PGR