Carissimi,
finora Francesco ci ha ricordato, a grandi linee (forse preoccupato che la nostra mente affollata da tanti pensieri si perda solo in essi), la “devozione” del Salvatore nei confronti dell’umanità ripercorrendo alcune tappe della sua vita umana. Nei due punti che concludono la sua sintesi passa a contemplare e commentare i momenti drammatici della Passione che riassumono e caratterizzano l’amore del Signore per tutti noi. Nell’undicesimo ci dice che “ha sperimentato mille e mille pene d’amore; infatti da dove potevano provenire quelle divine parole: ‘Debbo essere battezzato di un battesimo e come sono angosciato e angustiato finché non si compia’?(Cfr. Lc 12,50). Crediamo sia superfluo sottolineare che Gesù non si riferiva al battesimo che già aveva ricevuto da Giovanni il Battista, ma la “battesimo di sangue” che lo aspettava. Continua il Nostro: Non vedeva l’ora di essere battezzato nel suo sangue e soffrì finché non lo fu, perché l’amore che nutriva per noi lo spingeva a liberarci, per mezzo della morte, dalla nostra morte eterna.” Ormai Gesù sapeva bene che la sua sofferenza e la sua morte sarebbero state la chiave che avrebbe riaperto, per tutta l’umanità, le porte del Regno dei Cieli chiuse dal peccato dell’uomo. Nel pensiero dell’Autore la tristezza e il sudore misto a sangue durante l’agonia dell’orto degli Ulivi, furono causati in parte dall’atroce “dolore che la sua anima provava nella parte inferiore della ragione”, cioè quella che più risente della nostra umanità, “ma anche per l’estremo amore che aveva per noi nella parte superiore di essa, perché il dolore gli dava l’onore della morte, mentre l’amore gliene dava un grande desiderio”. Una delle grandi eresie dei primi secoli del cristianesimo, il Donatismo, sosteneva che, essendo Gesù Cristo figlio di Dio e consustanziale al Padre, la sua sofferenza e la sua umanità fossero soltanto apparenti e non reali. Ma questo contrasta in modo eclatante con l’affermazione che fa l’evangelista Giovanni nel Prologo del suo vangelo: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Il de Sales conclude questo punto della sua sintesi affermando che nel Salvatore “sorse un combattimento molto aspro e una crudele agonia tra il desiderio e l’orrore della morte, fino all’effusione del sangue” che colorò di rosso il suo sudore freddo nel Getsemani. Probabilmente sarà capitato anche a voi di avere episodi di eccessiva sudorazione non dovuta al caldo, ma a qualche forte emozione o preoccupazione…
Preghiamo ripensando al Signore Gesù nell’orto degli Ulivi
Non ci abbandoni mai la tua grazia, o Padre, ci renda fedeli al tuo santo servizio e ci ottenga sempre il tuo aiuto. Amen
Proviamo, oggi, a ritagliarci qualche momento per rileggere il brano di Luca 22,39-44 soffermandoci a riflettere un po’. Buona giornata,
PG&PGR