Carissimi,
siamo nell’anno bisestile che ci regala un giorno in più ed oggi iniziamo il diciassettesimo capitolo che conclude il libro decimo del TAD; eccone il titolo: “In che modo Nostro Signore ha praticato tutti gli atti più eccellenti dell’amore”. Si tratta, come dice lo stesso Francesco di Sales, di una sorta di sintesi delle “sante operazioni dell’amore Divino” e inizia col citare un versetto della seconda lettera ai Corinzi (5,14): “La carità di Cristo ci preme” cioè ci sollecita e “ci costringe con la sua infinita dolcezza, sempre presente in tutta l’opera della nostra Redenzione, in cui si è manifestata la benignità e l’amore di Dio per gli uomini”. E’ dunque questo amore infinito e dolce che ci indirizza a contemplare le meraviglie che Dio, per mezzo del suo Figlio, ha compiuto per noi. Questa sintesi si snoda in dodici punti che andremo a leggere insieme: “1. Ci ha amati di un amore di compiacenza, poiché ha trovato le sue delizie nello stare con i figli degli uomini e nell’attirare l’uomo a sé facendosi uomo lui stesso”. Ma avete mai pensato a questa cosa meravigliosa? Il Figlio, generato dal Padre prima di tutti i secoli si è “innamorato” di noi, creature umane e per la nostra salvezza, come dice l’Apostolo Paolo, ha assunto la nostra natura umana (Cfr.Fil 2,6-11). Dio si fa servo tra i servi scegliendo di condividere con noi, eccetto il peccato, tutte le necessità e le debolezze, compresa la sofferenza e la morte. La seconda considerazione: “2. Ci ha amati di un amore di benevolenza ponendo la sua Divinità nell’uomo di modo che l’uomo fosse Dio”. Non che l’uomo sia Dio nel senso proprio dell’espressione, ma è creato a Sua immagine e somiglianza. Certamente, in tante occasioni, l’abbiamo già detto altrove, l’uomo vorrebbe essere come Dio, ma con ben altri intenti… In terzo luogo, prosegue il Nostro: “3. Si è unito a noi con una unione che supera ogni nostra comprensione, con la quale egli ha aderito e si è stretto così fortemente alla nostra natura, in modo indissolubile e infinito. che mai nulla fu così strettamente congiunto e stretto all’umanità com’è ora la santissima Divinità nella persona del Figlio di Dio”. Dio, nella Storia della Salvezza, si è manifestato all’uomo in tanti modi, attraverso i Patriarchi, i Profeti, o attraverso eventi atmosferici, ma mai come nella persona di Gesù che, anche dopo la sua Ascensione al cielo, “non si è separato dalla nostra condizione umana” come dice il Prefazio dell’Ascensione, “ma ci ha preceduti nella dimora eterna, per darci la serena fiducia che dove è Lui, capo e primogenito, saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria”. Dunque, il Signore Gesù, anche dopo aver terminato la sua “missione” ed essere tornato al Padre, continua ad essere l’amico più grande dell’uomo tanto da volerlo accanto a sé nella gloria. Il resto nei prossimi giorni.
Preghiamo con le parole che ci suggerisce l’odierna liturgia
O Dio, che ami l’innocenza, e la ridoni a chi l’ha perduta, volgi verso di te i nostri cuori e donaci il fervore del tuo Spirito, perché possiamo esser saldi nella fede e operosi nella carità. Amen
Ed oggi potremmo riflettere su quanto l’avere Gesù per amico, influisca sulla nostra vita di tutti i giorni. Buona giornata,
PG&PGR