Carissimi,
l’animo umano, per quanto pacato possa essere, è sempre in agitazione per tante cose. Per questo motivo Francesco di Sales, nel nutrito capitolo quindicesimo che iniziamo oggi, si sente in dovere di dare dei “Consigli nel modo di guidare il santo zelo” che “essendo un ardore ed una veemenza d’amore, ha bisogno di essere governato saggiamente, altrimenti infrange i termini della misura e della discrezione”.
Questo primo consiglio ci sembra estremamente saggio perché lo zelo può portare anche ad azioni sconsiderate e dannose. Pensiamo, ad esempio, ai “flagellanti” che, per penitenza, percuotevano a sangue il proprio corpo; addirittura, alcuni movimenti, consideravano questa pratica come una sorta di secondo battesimo sostituendolo al sacramento della Riconciliazione. E questo non è certamente secondo l’insegnamento della Chiesa. Francesco argomenta: “Non che l’amore divino, per veemente che sia, possa essere eccessivo in sé o nei movimenti ed inclinazioni che imprime agli spiriti; ma siccome nell’attuazione dei suoi progetti si serve dell’intelletto, comandandogli di trovare i mezzi per portare a compimento i suoi disegni, e dell’ardimento o ira per superare le difficoltà che incontra, accade molto spesso che l’intelletto proponga e faccia intraprendere all’amore strade troppo aspre e violente, e che l’ira, ossia l’audacia, una volta messa in movimento, non potendo essere trattenuta nei limiti della ragione, conduca il cuore al disordine e così lo zelo, esercitato in questo modo senza discrezione e senza regola, diventa negativo e riprovevole”. Praticamente, anche la persona più zelante deve agire, per dirla con gli antichi, “cum grano salis” e cioè, con discernimento ed equilibrio. A questo proposito il testo fa riferimento al re Davide che, per arginare la ribellione del figlio Assalonne intenzionato ad usurpare il trono, invia le sue truppe, comandate da Ioab, per arginare la ribellione, ma raccomandando di non fare del male a suo figlio. Succede, però, che Ioab “preso dagli eventi, uccise di propria mano il povero Assalonne, senza avere riguardo a ciò che gli aveva ordinato il re” (Cfr. 2 Sam 18,5-14). Ecco quello che succede, commenta l’Autore, quando lo zelo si lascia trasportare dall’ira contro il male. Dio, dice il profeta Ezechiele, non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (Cfr. Ez 18,23). Ma se colui che vuole combattere il male si lascia trascinare dall’ira, questa, una volta “che si è messa in movimento, come un cavallo restio e ribelle, si sottrae al controllo”. Infatti, nel Vangelo di san Matteo (13,24-30), leggiamo la parabola della zizzania che un nemico sparge nel campo dove un uomo aveva seminato del buon grano. I servi, presi da zelo e ardore. avrebbero voluto estirparla subito, ma il padrone del campo glielo impedisce dicendo loro: «Che non accada che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano». Talvolta lo zelo deve cedere il passo alla virtù cardinale della Temperanza che il cristiano zelante è chiamato a mettere in atto. Tante guerre, soprattutto quelle mosse da motivi religiosi, oltre a cause e interessi politici, hanno avuto origine dall’intemperanza e intolleranza degli uni verso gli altri. Dio ci liberi da questo zelo sconsiderato.
Preghiamo con le parole della liturgia odierna
Convertici a te, o Dio, nostra salvezza, e formaci alla scuola della tua sapienza, perché l’impegno quaresimale porti frutto nella nostra vita. Amen
Ci sembra chiaro che il consiglio odierno sia quello di essere zelanti, ma temperanti. Questi atteggiamenti ci aiuteranno a vivere meglio il nostro cammino quaresimale. Buona giornata,
PG&PGR