15 Febbraio 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

riprendiamo il nostro discorso di ieri con questa seconda sezione del capitolo XIV. Se la grandezza di Dio è infinita, e lo è, sarà infinita anche la sua bontà e i suoi doni. Dice infatti l’Autore: “Il cuore di Dio è tanto ricco di amore, il suo bene è così infinito, che tutti lo possono possedere, senza che per questo ognuno lo possieda di meno, non potendo quella infinita bontà venire esaurita pur colmando tutti gli spiriti dell’universo; infatti, anche dopo che li ha colmati tutti, le rimane intatta la sua infinità senza alcuna diminuzione”.

Per dirla in termini più semplici, senza mancare di rispetto (ci mancherebbe!), questo amore di Dio è come il “pozzo di san Patrizio” che non si svuota mai o, per richiamare un episodio biblico come la farina e l’olio della vedova di Zarepta di Sidone (Cfr. 1Re 17,13-16). Il de Sales, come al solito, usa questo paragone: “Il sole non guarda di meno una rosa quando la guarda insieme ad altri mille milioni di fiori…Dio infonde amore in un’anima, pur amandone di altre, come se non avesse che quella sola…”. A questo punto bisogna tornare al titolo del capitolo chiedendoci in che cosa consiste lo zelo (o la gelosia) che dobbiamo avere per la divina bontà? E come dobbiamo viverlo questo zelo? Francesco ci risponde in tre punti: “1. Teotimo, in primo luogo, il suo compito è di odiare, fuggire, ostacolare, detestare, respingere, combattere ed abbattere, se è possibile, tutto ciò che è contrario a Dio, ossia alla sua volontà. Tranquilli, il Signore non incita alla guerra e tutte queste azioni dello zelo sono seguite da “se è possibile”. Certamente sarà possibile a livello personale visto che san Paolo ci assicura che Dio non permette che siamo tentati al di sopra delle nostre forze (Cfr. 1Co 10,13). Ma quando si tratta del nostro prossimo? Citando diversi Salmi ci viene fatto notare come il re Davide abbia lottato contro l’iniquità non solo dei nemici, ma anche propria e del suo popolo. Il primo punto continua parlando di Finees, che alcune traduzioni chiamano anche Pincas (Cfr.25,8), e termina con Gesù che, per zelo e rispetto del Tempio di Dio, caccia fuori da quel luogo venditori e compratori (Cfr. Gv2,14-17). L’amore di Dio non è commerciabile e noi cristiani siamo chiamati a difendere questi principi, non certamente con la violenza, ma con il nostro esempio e il nostro impegno.

Preghiamo con le parole della liturgia odierna

Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni nostra attività abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento. Amen

Non è certo con la violenza che oggi potremo dar lode a Dio, ma con il nostro esempio che potrebbe far desistere qualcun altro dal male. Buona giornata,

PG&PGR