Carissimi,
il sesto capitolo, più breve dei precedenti e che affronteremo per intero oggi, ha questo titolo: “L’amore di Dio sopra tutte le cose è comune a tutti gli amanti”. Pur essendo molti, dice l’Autore, “i gradi d’amore tra i vari amanti”, il comandamento dell’amore è unico e rivolto a tutti “con lo stesso identico vincolo” anche se poi viene osservato “diversamente, e con una gamma infinita di perfezioni, poiché probabilmente non ci sono anime sulla terra, né Angeli in cielo, che siano perfettamente uguali nell’amore”.
Siamo come le stelle, esemplifica, che a noi sembrano tutte uguali, ma in realtà sono diverse l’una dall’altra per dimensioni e luminosità. Senz’altro ognuno di noi ama Dio secondo il suo cuore, ma non tutti con la stessa intensità. “Ma qual è dunque il grado d’amore al quale ci obbliga tutti in modo uguale il comandamento dell’amore divino, universalmente e per sempre?, si chiede il Salesio. Egli trova la risposta nel Concilio di Trento che alla parola “amore” sostituisce “dilezione”, trovandola più consona e chiara, oltre ad essere meno soggetta ad interpretazioni errate. Infatti si amano tante persone e tante cose, ma si prediligono solo alcune di esse. Gesù amava tutti i suoi apostoli, ma Giovanni era il prediletto! San Tommaso d’Aquino, circa tre secoli prima di quel grande Concilio, aveva scritto che questo comandamento “ci ingiunge un amore scelto tra mille, come squisito tra mille è il Diletto, oggetto di tale amore, secondo quanto canta l’amata Sulamita nel Cantico” (Cfr.Ct5,10). Cosa ci chiede, dunque il Signore? Risponde il Nostro: “che fra tutti i nostri amori, quello per Lui sia il più sincero, dominando tutto il nostro cuore; il più carico di affetto, occupando tutte la nostra anima; il più esteso, impiegando tutte le nostre potenze; il più elevato, colmando tutto il nostro spirito; il più solido impegnando tutta la nostra forza e le nostre energie”. Dio diventa “l’oggetto” sommo del nostro amore, “un amore di suprema elezione ed una elezione di supremo amore”. Il testo continua facendoci notare la diversità dei tanti modi di vivere l’amore: quello paterno, quello filiale, quello nuziale e altri. Ma aggiunge che non sarebbe corretto amare il padre come un fratello o il fratello con amore materno. A volte, alcuni genitori, si vantano di aver stabilito con i propri figli un rapporto di amicizia, da amico ad amico, alla pari. Nulla di più sbagliato! Il padre o la madre hanno un ruolo diverso da quello dell’amico/a. Comunque, prosegue, tutti gli amori hanno la loro origine in Dio, nel suo amore “senza pari” (Cfr. Deut 6,4-5). E, giunto alla conclusione di questo capitolo Francesco dice, sempre riferito all’amore di Dio: “E’ l’amore d’eccellenza e l’eccellenza dell’amore che viene comandato a tutti i mortali in genere e a ciascuno di essi in particolare, dal momento in cui possiedono il libero uso della ragione; amore sufficiente a ciascuno e necessario a tutti per conseguire la salvezza”. Non è forse a questa che miriamo?
Oggi non vi suggeriamo alcuna preghiera né alcun proposito particolare. Ognuno preghi come sa fare, secondo il suo cuore e agisca sempre, in ogni occasione, per il meglio e nell’amore di Dio.
Buona giornata e buona domenica,
PG&PGR