11 Gennaio 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

siamo alla terza ed ultima sezione di questo capitolo. Prendendo in mano la Sacra Scrittura, Francesco di Sales volge la sua attenzione a tre, tra i re del regno d’Israele e di Giuda, dei quali si dice più o meno la stessa cosa e cioè che, in maniera unica, hanno agito secondo il pensiero di Dio “di buon cuore e senza riserve” come nessun altro ha fatto né prima né dopo di loro. Primo, in ordine di tempo, è il re Davide che, come è detto nei Salmi (119,10; 115) ha cercato e seguito Dio con tutto il cuore. Ma la Scrittura asserisce anche che Ezechìa, figlio di Acaz, confidò profondamente in Dio e “fra tutti i re di Giuda nessuno fu simile a lui, né fra i suoi successori, né fra i suoi predecessori” (Cfr. 2 Re 18,5-6). Lo stesso libro, al versetto 25 del capitolo 23, parlando del re Giosìa, dice che “non c’era stato nessun re prima di lui che gli assomigliasse nel rivolgersi al Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze, secondo la legge di Mosè; e che nessuno dopo di lui si era tanto innalzato”. Ed ecco come il Nostro commenta questi passi scritturistici apparentemente in contrasto tra loro: “Vedi dunque, Teotimo, come Davide, Ezechia e Giosia amarono Dio con tutto il loro cuore, e nondimeno non lo amarono tutti e tre ugualmente, perché nessuno di essi, secondo quanto dice il sacro testo, ebbe in tale amore chi gli somigliasse. Tutti e tre lo amarono ciascuno con tutto il suo cuore, ma neppur uno di essi, né tutti e tre assieme, lo amarono totalmente, poiché ciascuno lo amò nella sua particolare maniera per cui, come tutti e tre si somigliarono nel dare ciascuno a Dio tutto il suo cuore, così furono tutti e tre dissimili nel modo di darlo”. Questa considerazione porta alla conclusione che ognuno di noi ama Dio osservando i suoi comandamenti, secondo il proprio stato, la sua personalità e la sua natura. Per capire meglio, pensiamo ai santi: tutti, senz’altro, hanno amato Dio sopra ogni cosa, ma ognuno secondo la propria vocazione. Dice, infatti, l’Autore: “Chi (l’amore) lo dà tutto con il martirio, chi tutto con la verginità, chi tutto con la povertà, chi tutto con la contemplazione, chi tutto con l’azione, chi tutto con il ministero pastorale; e tutti lo dànno tutto con l’osservanza dei comandamenti, dandolo però gli uni con minor perfezione di altri”. Certamente non sta a noi fare una scala di valori come se esistessero santi di serie A e santi di serie B; la differenza di perfezione alla quale allude il testo dipende dalla testimonianza data: quella di un martire sarà diversa da quella data da un operatore della carità come quella di una vergine non sarà uguale a quella raggiunta nel sacramento del matrimonio. Il capitolo si conclude con questa affermazione: “Dunque, Teotimo, il valore dell’amore che portiamo a Dio dipende dall’eminenza ed eccellenza del motivo per il quale e secondo il quale lo amiamo, in quanto lo amiamo per la sua somma infinita bontà, come Dio e in quanto Dio. Ora, una goccia di questo amore vale più ed ha più forza e merita più stima di tutti gli altri amori, che mai possano trovarsi nei cuori degli uomini e fra i cori degli angeli; poiché, finché vive, questo amore regna e tiene lo scettro sopra tutti gli affetti, facendo preferire la volontà di Dio a tutte le cose, senza differenza, senza limite e senza riserva”. E noi ora dovremmo chiederci: il mio amore per Dio è veramente senza riserve?

Preghiamo

Allarga, Signore, il nostro cuore e la nostra mente per accogliere sempre e senza riserve la tua volontà e viverla nella condizione che la tua provvidenza ha preparato per noi: Amen

Ed oggi, anche di fronte a qualche immancabile difficoltà, lasciamoci guidare dall’amore di Dio. Buona giornata,

PG&PGR