Carissimi,
stando a quanto stiamo per leggere, sembra che la nostra interpretazione non sia proprio sbagliata. Francesco di Sales cita il libro di Giuditta e in particolare il versetto 3 del decimo capitolo, ma sarebbe interessante leggere i capitoli da 10 a 13 anche per comprendere meglio che il Signore, già nell’Antico Testamento, si è servito di alcune donne sante che sono diventate strumenti della sua volontà per la salvezza del suo popolo. Ecco come commenta l’Autore: “Come la bella e casta Giuditta aveva nei suoi armadi i begli abiti da festa, ma non vi era affezionata né li indossò durante la vedovanza, se non quando, ispirata da Dio, andò a decapitare Oloferne; così noi, sebbene abbiamo appreso la pratica delle virtù e gli esercizi di devozione, non dobbiamo tuttavia affezionarvici né rivestirne il nostro cuore, se non in quanto sappiamo che ciò è conforme al beneplacito di Dio. E come Giuditta vestì sempre a lutto, fuorché nell’occasione in cui Dio volle che si abbigliasse sontuosamente, così noi dobbiamo starcene tranquillamente vestiti della nostra miseria e abiezione fra le nostre imperfezioni e debolezze, finché Dio non ci innalzi alla pratica delle azioni più eccellenti”. Ma non pensiamo che, in questa attesa, il Signore ci voglia passivi e immobili, spogliati da ogni sorta di affetti. Infatti san Paolo dice che “dopo esserci liberati degli abiti del vecchio Adamo, dobbiamo rivestirci degli abiti dell’uomo nuovo, ossia Gesù Cristo” (Cfr. Col 3,9-10). Però non illudiamoci perché l’uomo vecchio, cioè le nostre vecchie abitudini, faranno sempre “capoccella” nella nostra vita come un vecchio vestito che continuiamo a tenere nell’armadio perché ci ricorda momenti belli. Continua il de Sales: “Dopo aver rinunziato a tutto, persino agli affetti delle virtù, per non volere né di quelli né di qualsiasi altro affetto se non quel tanto che disporrà il beneplacito divino, dobbiamo rivestirci nuovamente di molti affetti e forse anche di quelli rinunziati e abbandonati; però dobbiamo rivestircene non più perché sono graditi, utili, onorevoli e atti a contentare il nostro amore, ma perché sono graditi a Dio, utili al suo onore e diretti alla sua gloria”. Allora, forse, quel vecchio abito ripulito a dovere e stirato, può ancora essere indossato. Non era da buttare via, aveva solo bisogno di una rinfrescata. Il rinnovamento interiore al quale tante volte la Chiesa, dopo il Concilio Vaticano II, ha richiamato i suoi figli, è proprio questo.
Preghiamo
O Dio, che nella venuta del tuo Figlio hai risollevato l’uomo dal dominio del peccato e della morte, concedi a noi, che professiamo la fede nella sua incarnazione, di partecipare alla sua vita immortale. Amen
Cosa potremmo fare, oggi, per rinnovare la nostra vita spirituale? Pensiamoci e…Buona giornata,
PG&PGR