20 Dicembre 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

certamente ricorderete che, nel linguaggio di Francesco di Sales, visto che ne abbiamo già parlato, il termine “indifferenza” indica la rinuncia volontaria alla propria volontà per lasciare più spazio a quella di Dio. Continuando nella rilettura del capitolo quindicesimo, ci imbattiamo in un passaggio, a dire il vero, abbastanza articolato al quale cercheremo di dare una spiegazione, nella speranza di non confonderne ulteriormente la comprensione. In nostro Autore dice: “E’ molto difficile riuscire ad esprimere bene questa estrema indifferenza della volontà umana che si è trasferita ed è morta nella volontà di Dio: infatti non si può dire, mi sembra, che accondiscenda a quella di Dio, giacché la condiscendenza è un atto dell’anima che dichiara il suo consenso”. E dichiarare il proprio consenso è, di per sé, già un atto della propria volontà che “rialza la testa”. Continua: “Non si deve neppure dire che accetta né che riceve, poiché l’accettare ed il ricevere sono azioni che si possono in certo modo chiamare passive, con le quali abbracciamo e prendiamo quello che ci capita; non si deve dire nemmeno che permette, poiché il permettere è un atto della volontà e per conseguenza un certo volere ozioso, che non vuole effettivamente far niente, ma vuole però lasciar fare”. Non si tratta quindi di “incrociare le braccia” e andare avanti stancamente e senza entusiasmo. L’anima, quando raggiunge un alto grado di indifferenza, “lascia volere a Dio ciò che a lui piacerà”, non stancamente, ma con la coscienza di chi sa e vuole. Dunque si tratta di una completa e cosciente disponibilità alla volontà di Dio. Gesù è l’esempio portante della sottomissione della propria volontà umana a quella dell’eterno Padre e, nel testo, si fa un chiaro riferimento al brano del terzo carme del servo di Javhè che leggiamo in Isaia 50,5-6: “Il Signore Dio mi ha annunciato il suo beneplacito circa le innumerevoli sofferenze che devo affrontare ed io non lo contraddico, non mi tiro indietro”. Ma cosa vuol dire non tirarsi indietro, non contraddire? si chiede il de Sales. La risposta del “servo” è il rimanere disponibile a tutto ciò che Dio mi vorrà comandare e “di conseguenza io offro e abbandono il mio corpo in potere di coloro che lo percuoteranno e le mie guance a coloro che mi strapperanno la barba, preparato a quanto vorranno fare di me”. Il Salesio conclude il capitolo invitandoci, ancora una volta, a meditare sulle penultime e ultime parole di Gesù appeso alla croce: «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato» espressione pronunciata “per farci conoscere le reali amarezze e sofferenze della sua anima e non per mancare alla santa indifferenza”. E questo è attestato da quanto aggiunge: «Padre mio nelle tue mani affido il mio spirito».

Preghiamo

O Dio, che hai rivelato al mondo con il parto della Vergine lo splendore della tua gloria, concedi al tuo popolo di venerare con fede viva e di celebrare con sincero amore il grande mistero dell’incarnazione. Amen

Forse oggi quella santa indifferenza, in qualche occasione, toccherà anche i nostri cuori. Non tiriamoci indietro. Buona giornata,

PG&PGR