18 Dicembre 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

oggi iniziamo il quindicesimo capitolo, che sarà diviso in tre incontri, e questo è il titolo: “Del migliore esercizio che possiamo compiere tra le sofferenze interiori ed esteriori di questa vita, in seguito alla indifferenza e alla morte della volontà”. Praticamente: “Benedire Dio e ringraziarlo per tutti gli avvenimenti che predispone la sua provvidenza è, in verità, una cosa santa”.

Beh, benedire e ringraziare Dio quando tutto va bene, per noi credenti, non è poi così difficile; basta non essere “distratti”. Ma quello che ci mette in crisi è saper accogliere la volontà di Dio quando le cose non girano secondo i nostri schemi e le nostre aspettative.  L’Autore, nonostante le nostre difficoltà, ci chiede, comunque, di fare un passo in avanti (non si accontenta mai!): “Se però, mentre lasciamo a Dio la cura di volere e di fare quanto gli piace in noi, su noi e di noi, potessimo volgere il nostro cuore altrove senza fare attenzione a quanto succede, benché ce ne rendiamo conto, e potessimo fissare l’attenzione alla bontà e dolcezza divina, benedicendola non nei suoi effetti e negli avvenimenti da lei ordinati, ma in se stessa e nella sua eccellenza, faremmo senza dubbio un esercizio molto più elevato”. Evidentemente non si tratta di estraniarci dalla realtà, cadendo in una sorta di fideismo, ma fare quello sforzo necessario, quell’avanzamento nella fede per dire, anche nella sofferenza: tutto è grazia, tutto è provvidenza. Quale esempio il testo ci parla di un certo pittore, Protogene, che, mentre Rodi, dove abitava, era assediata da un esercito nemico (305 a.C.), “benché gli si tenesse sempre una spada puntata alla gola”, continuò a realizzare tranquillamente le sue opere. Quell’uomo, pagano, non era certamente estraneo alla lotta per la libertà della sua città ma, molto probabilmente, si fidava dei suoi dei. E noi cristiani, di fronte a qualche calamità, sofferenza o altra disgrazia, sapremmo fare altrettanto? “O Dio – si chiede Francesco – che anime sono quelle che, tra tanti inconvenienti sanno sempre conservare la loro attenzione e il loro affetto rivolti all’eterna bontà, per adorarla e amarla per sempre?” Per sottolineare ancora quanto sia importante sapersi affidare al Signore nei momenti difficili, il Salesio narra la storia che vi proponiamo integralmente: “La figlia di un bravissimo chirurgo, avendo febbre continua, e sapendo che suo padre la amava teneramente, diceva ad un’amica: Mi sento molto male, ma non penso ai rimedi, perché non so che cosa potrebbe farmi guarire; potrei desiderare una cosa e aver bisogno di un’altra. Non è forse meglio lasciare tutta questa cura a mio padre, il quale sa, può e vuole per me tutto quanto è necessario a ridarmi la salute? Farei male a pensarvi, perché vi penserà lui abbastanza per me; farei male a volere qualche cosa, perché vorrà lui abbastanza tutto quello che mi potrà giovare; aspetterò dunque che voglia quanto giudicherà conveniente, e quando mi sarà vicino gioirò nel rimirarlo, manifestandogli il mio amore filiale e facendogli conoscere la mia piena fiducia. Così dicendo, s’addormentò. Suo padre, giudicando opportuno praticarle un salasso, preparò il necessario, e avvicinatosi a lei, appena si svegliò, le chiese come stesse dopo aver dormito, e le domandò se per guarire accettava il salasso. Padre mio, rispose, io sono tua; io non so che cosa debba volere per guarire: tocca a te volere e fare per me tutto quello che ti sembrerà bene; infatti per conto mio mi basta amarti e onorarti, come faccio, con tutto il cuore. Ecco dunque che le si sfascia il braccio, e il padre stesso incide la vena con la lancetta; ma mentre dà il colpo e il sangue sgorga, l’amabile figliuola non guarda mai il braccio ferito, né il sangue che esce; tenendo invece continuamente gli occhi fissi sul padre diceva solo di tanto in tanto dolcemente: Mio padre mi vuole molto bene e io sono tutta sua. Poi, quando tutto fu finito, non lo ringraziò, ma ripeté solamente ancora una volta le stesse parole di affetto e di fiducia filiale”. Amore e fiducia si fondono in una sola cosa!

Preghiamo

Dio creatore e redentore, che hai rinnovato il mondo nel tuo Verbo, fatto uomo nel grembo di una Madre sempre vergine, concedi che il tuo unico Figlio, primogenito di una moltitudine di fratelli, ci unisca a sé in comunione di vita. Amen

Sapremo avere, oggi, la stessa fiducia di quella bambina nei confronti di Dio? Speriamo di sì. Buona giornata,

PG&PGR