12 Dicembre 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

capita a tutti di sognare e a volte i sogni sono così coinvolgenti da sembrare realtà; ma capita anche il contrario: vivere delle reali esperienze, così forti, da sembrare sogni. E’ stata questa l’esperienza di Pietro alla quale abbiamo fatto riferimento ieri e, prima di lui del Popolo eletto come canta il Salmo 126 già dal primo versetto che esprime “la grandezza della consolazione che gli Israeliti provarono al ritorno dalla cattività di Babilonia (539 a.C.):

«Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, ci sembrava di sognare. Allora la nostra bocca si aprì al sorriso, la nostra lingua si sciolse in canti di gioia»”. Il cuore dell’uomo, di fronte a tante difficoltà si sente abbandonato dall’amore come chi è descritto dallo stesso Salmo nella prima parte del versetto 6: «Nell’andare se ne va e piange portando la semente da gettare». E’ difficile pensare a un Dio buono e misericordioso che permette che il suo popolo finisca in schiavitù ed è altrettanto difficile riconoscere, dopo tante sofferenze, l’agire di Dio e le consolazioni che ne possono derivare. Ripensiamo a Maria Maddalena che, incontrando il Maestro risorto, ha l’animo tanto afflitto e rattristato da non riconoscerlo (Cfr. Gv20,15). Ma allora “che cosa può fare l’anima che si trova in tale stato?”, si chiede il Salesio? Non può che imitare il Signore Gesù che “giunto al culmine delle sofferenze della croce che il Padre gli aveva preordinato, e non potendo più resistere all’accesso di tanti dolori…lanciando gli ultimi sospiri con un forte grido e tante lacrime, dice: «Padre mio, raccomando il mio spirito nelle tue mani»; questa parola, Teotimo, fu l’ultima e con essa il Figlio prediletto ha dato la massima testimonianza del proprio amore per il Padre”. Dunque, ci invita l’Autore, facciamoci imitatori del Cristo: quando le sofferenze sono tali da togliere il respiro e far affievolire la speranza, “raccomandiamo il nostro spirito nelle mani del Figlio…e chinando la testa del nostro consenso al suo beneplacito, affidiamogli tutta la nostra volontà”. E’ questa la “morte dolcissima della volontà” come Francesco aveva detto nel titolo del capitolo. Quello che il Signore ci chiede, specialmente nei momenti di difficoltà, è mettere da parte ciò che vorremmo e abbandonarci, con fiducia, nelle sue mani.

Preghiamo con le parole della liturgia odierna

O Dio, che hai fatto giungere ai confini della terra il lieto annunzio del Salvatore, fa’ che tutti gli uomini accolgano con sincera esultanza la gloria del suo Natale. Amen

Probabilmente, oggi, il Signore non ci chiederà cose impossibili ma, certamente, ci chiederà di fidarci maggiormente di Lui. Buona giornata,

PG&PGR