18 Novembre 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

riprendiamo e terminiamo il quinto capitolo. Dopo la citazione del brano paolino che abbiamo letto ieri, Francesco ci invita a riflettere sulle difficoltà e le sofferenze della vita degli Apostoli “nel corpo per le ferite, nel cuore per le angosce e, secondo il mondo, per l’infamia e la prigionia”. Sarebbe sufficiente rileggere i primi capitoli degli Atti degli Apostoli per rendersi conto che le prime persecuzioni verso i seguaci del Cristo sono scaturite in ambito religioso ad opera dei sacerdoti e dei farisei. Ma in mezzo a tutto ciò, esclama il Nostro: “Quale indifferenza! La loro tristezza è lieta, la loro povertà è ricca, le loro morti sono vita e i loro disonori degni d’onore; ossia essi sono lieti di essere tristi, sono contenti di essere poveri, sono pieni di forza in mezzo a mortali pericoli, si gloriano di venir disprezzati, perché tale è la volontà di Dio. E poiché questa era più riconoscibile nella sofferenza che negli atti delle altre virtù, l’Apostolo mette per primo l’esercizio della pazienza, dicendo: Mostriamoci in tutte le cose come veri servi di Dio, con grande pazienza nelle afflizioni, nei bisogni, nelle angustie, e, in seguito, nella purezza, nella prudenza, nella clemenza”. Non poteva certo mancare un riferimento alle sofferenze del Salvatore dalle quali gli Apostoli, attraverso lo Spirito Santo, hanno attinto il coraggio della testimonianza. Commenta il Nostro: “Così il nostro divin Salvatore venne incomparabilmente afflitto nella sua vita civile, in quanto condannato come reo di lesa maestà divina e umana, battuto, flagellato, schernito e tormentato con straordinaria ignominia; nella sua vita naturale, morendo fra i più crudeli e raffinati supplizi che si possano immaginare; nella sua vita spirituale, soffrendo tristezze, timori, spaventi, angosce, abbandoni e oppressioni interiori tali, che mai ve ne furono né ve ne saranno di simili. Poiché, sebbene la suprema parte della sua anima godesse in sommo grado la gloria eterna, pure l’amore impediva a questa gloria di effondere le sue delizie nei sensi, nell’immaginazione e nella ragione inferiore, lasciando così tutto il cuore nella tristezza e nell’angoscia”. Noi, uomini e donne di tutti i tempi, quando non ci lasciamo toccare il cuore dai patimenti del Cristo, ci rendiamo complici dei suoi maltrattamenti, degli oltraggi, dei flagelli e della sua morte. E facciamo bene attenzione a non confondere il puro sentimentalismo con la com-passione. Umanamente ci si potrebbe chiedere: ma in quei momenti di grande sofferenza, il Padre dov’era? Francesco risponde che Nostro Signore “innalzato sulla croce tra cielo e terra, parve sostenuto dalla mano del Padre solo per l’estrema punta dello spirito — quasi, direi, per un solo capello della testa — e quella parte al contatto della dolce mano dell’eterno Padre riceveva una straordinaria felicità, mentre tutto il resto stava inabissato nella tristezza e nel tedio, per cui esclamò: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Quante volte, nei momenti neri, pensiamo che Dio ci abbia abbandonato, ma a differenza del Signore Gesù, non ci accorgiamo del sostegno che il Padre ci dà e per questo non riusciamo a dire, con lui: Padre, nelle tue mani affido il mio spirito. Ricorrendo poi al vecchio Plinio, che narra di un pesce chiamato “lanterna di mare” che durante le tempeste rischiara la rotta ai naviganti, il Salesio, come suo solito, fa questa considerazione: “nel mare dei patimenti che oppressero il Signore, tutte le facoltà della sua anima furono come inghiottite e sepolte nella tempesta di tante pene, tranne la punta dello spirito, che, esente da ogni travaglio, era tutta chiara e splendente di gloria e di felicità”. Il capitolo si conclude con una bellissima espressione che ognuno di noi potrebbe far propria: “Quanto è felice l’amore che regna nella sommità dello spirito dei fedeli, mentre sono sbattuti dai marosi e dalle tribolazioni interiori”.

Oggi ricorre la memoria della Dedicazione delle Basiliche papali di San Pietro e san Paolo e preghiamo

O Dio, che ci allieti con la celebrazione della Dedicazione delle Basiliche dei santi Pietro e Paolo, fa’ di tutti noi pietre vive per l’edificazione della tua Chiesa: Amen

E se oggi il mare sarà agitato, siamo certi che il Signore sarà il nostro “salvagente”. Buona giornata e buona domenica,

PG&PGR