Carissimi,
“tanto è il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è diletto”. E’ una espressione di Francesco di Assisi che riassume quanto il de Sales ci dirà nel secondo capitolo che iniziamo oggi e che ha questo titolo: “L’unione della nostra volontà al beneplacito di Dio si attua principalmente nelle tribolazioni”. Inizia parlando di “castighi”, ma noi preferiamo chiamarle semplicemente “penitenze” che il Signore ci chiede di accogliere: “Considerati in se stessi, non possono essere amati ma, considerati nella loro origine, ossia nella provvidenza e nella volontà divina che li ordina, sono infinitamente amabili”. Certo, se ci fermiamo a riflettere sulle tribolazioni e tutto ciò che ne consegue, continua il Nostro, in se stesse sono spaventose, a volte anche disumane. Ma se le consideriamo nell’ottica della volontà di Dio, diventano mezzi per raggiungere la santità. Le difficoltà, le fatiche, i momenti di buio, se vissuti con pazienza confidando in Dio, possono trasformarsi in momenti di luce. Sottolinea l’Autore: “Se consideriamo le afflizioni fuori della volontà di Dio, hanno la loro naturale amarezza; ma chi le considera nel beneplacito eterno, le trova tutte d’oro, amabili e preziose, più di quanto si possa dire”. Egli offre alla nostra riflessione l’esempio di Abramo e dei martiri: il primo, seppure nel dolore straziante di dover sacrificare il figlio Isacco, obbedisce a Dio che non solo ferma la sua mano prima che colpisca il bambino, ma lo consacra padre di molti figli, tra i quali siamo anche noi (Cfr. Gen 22,1-19). E i martiri? “Se avessero considerato i loro tormenti fuori del beneplacito divino come avrebbero potuto cantare tra i ferri e le fiamme?” Avete prestato attenzione a ciò che il sacerdote dice nel Prefazio della messa dei martiri? «A imitazione del Cristo, i santi martiri hanno reso gloria al tuo nome e hanno testimoniato col sangue i tuoi prodigi, o Padre, che riveli nei deboli la tua potenza e doni agli inermi la forza del martirio». Nel capitolo 12 della Seconda lettera ai Corinzi al versetto 10 San Paolo dice: «Mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte». Senza dubbio tutti noi preferiremmo testimoniare la fede godendo delle sole consolazioni, ma non sarebbe troppo facile e troppo comodo…?
Preghiamo
Signore Gesù, sostienici quando vengono le giornate pesanti e difficili, i giorni della prova a della lotta, quando la sofferenza e la stanchezza potranno incominciare ad opprimere il nostro corpo e la nostra anima. Sostienici Gesù, e dacci la forza di sopportare le sofferenze e le contrarietà. Amen
Anche oggi, se incontreremo qualche difficoltà, affidiamoci al Signore con la certezza che Egli non ci lascia mai soli. Buona giornata,
PG&PGR