Carissimi,
avviandosi a concludere questo capitolo, il de Sales ribadisce il concetto già espresso dicendo che “accade talora che si lascia il bene per cercare il meglio, e poi, lasciato l’uno, non si trova l’altro; vale di più il possesso di un piccolo tesoro, che il desiderio di un altro maggiore ancora da andare a cercare. È sospetta l’ispirazione che ci induce a lasciare un bene vero presente, per correre dietro a uno migliore futuro”.
Questa affermazione sembra essere in contraddizione con le parabole del Regno che leggiamo nel vangelo di san Matteo al capitolo 13, ricordate? Un uomo trova un tesoro in un campo e dopo averlo nuovamente nascosto, vende tutto quello che ha e acquista quel campo (v. 44), e ancora: un mercante di perle, trovata un perla di grande valore vende tutti i suoi averi e la compra (vv.45-46). Attenzione, abbiamo detto sembra, ma non è così. Infatti l’uomo che trova il tesoro nel campo e il mercante di perle non lasciano il certo per l’incerto, ma perseguono un bene maggiore certo, reale, presente e possono tranquillamente mettere da parte il bene minore. Chi di noi non farebbe lo stesso? Ma anche in questo caso bisogna essere molto attenti che quel tesoro e quella perla non vengano “trafugati” dallo spirito del male sempre pronto a farci vedere “lucciole per lanterne”. A questo proposito il Nostro riporta una storia che attinge dalla “Vita di san Filippo Neri” di Antonio Gallonio pubblicata nel 1601. Ve la proponiamo integralmente: “Un giovane portoghese, di nome Francesco Basso, era ammirevole non solo per la sacra eloquenza, ma anche per la pratica delle virtù, sotto la guida del beato Filippo Neri, nella congregazione dell’Oratorio di Roma. Un giorno egli si credette ispirato a lasciare quella santa comunità per entrare in una famiglia religiosa propriamente detta, e si decise a fare questo passo. Ma il beato Filippo, assistendo alla sua ammissione nell’Ordine di san Domenico, amaramente piangeva. Interrogato da Francesco Maria Terugi — in seguito arcivescovo di Siena e cardinale — perché piangesse: «Deploro, disse, la perdita di tante virtù». Infatti il giovane, già così egregiamente savio e devoto nella congregazione dell’Oratorio, appena fu in quell’Ordine divenne tanto incostante e volubile, che, agitato da vari desideri di nuovi cambiamenti, diede in seguito gravi e brutti scandali”. Il tesoro e la perla preziosa, una volta nelle nostre mani, bisogna saperli custodire come fa la pernice, dice l’Autore, che per sviare il cacciatore che si sta avvicinando pericolosamente alla sua nidiata, si finge ferita e facile preda portandolo in un’altra direzione e quando questo si è allontanato dai piccoli, riprende tranquillamente il suo volo e fugge. Cosi, continua “il nostro nemico, vedendo uno che, ispirato da Dio, abbraccia una professione e genere di vita che giova al suo avanzamento nell’amore celeste, lo persuade a seguire un’altra strada apparentemente di maggiore perfezione; sviatolo in tal modo dal primo cammino, gli rende a poco a poco impossibile continuare nel secondo, e gliene propone un terzo, affinché, occupandolo nel cercare continuamente nuovi e diversi mezzi di perfezionarsi, gli impedisca di usarne alcuno, e perciò di raggiungere il fine per cui li cerca, che è la perfezione”. Cerchiamo sempre di seguire la nostra vocazione secondo la volontà di Dio che, siamone certi, non ci inganna mai ed è sempre pronto, nei momenti di difficoltà, a tenderci la mano come ha fatto con Pietro nel mezzo del lago di Tiberiade (Cfr. Mt 14, 28-31).
Preghiamo
Signore che conosci i nostri limiti e le nostre possibilità, aiutaci a seguire sempre la strada che hai tracciato per ognuno di noi e nei momenti di incertezza sostienici col tuo amore premuroso. Amen
Ed oggi, con una sempre maggiore fiducia in Dio, proseguiamo sulla nostra buona strada. Buona giornata,
PG&PGR