21 Settembre 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

nel giorno in cui ricordiamo l’apostolo san Matteo (Levi il pubblicano), iniziamo il secondo capitolo dell’VIII libro del TAD che ha questo titolo: “Della capacità di sottomissione che deriva dall’amore di benevolenza”. Sottomissione! Una parola che generalmente piace molto poco ma, in questo contesto, non va intesa come imposizione, bensì come scelta che ha la sua origine nell’amore. Dice il de Sales: “La compiacenza attira dunque in noi tratti delle perfezioni divine nella misura in cui siamo capaci di accoglierle”. Uno specchio, esemplifica, riflette il sole non secondo la forza e la dimensione di quell’astro, ma secondo la dimensione del vetro. Aggiunge: “Allo stesso modo noi siamo conformi a Dio”. Egli ci conosce bene, sa quali sono le nostre forze e le nostre debolezze, ma non ci lascia mai soli; sa accogliere anche quel poco di bene che riusciamo a fare e nel suo grande amore per l’umanità, non considera la quantità, ma la qualità. Fà poi una chiara distinzione tra l’amore di compiacenza e quello di benevolenza: “L’amore di compiacenza attira Dio nei nostri cuori, ma l’amore di benevolenza lancia i nostri cuori in Dio, e, di conseguenza, tutte le nostre azioni e i nostri affetti, dedicandoglieli e consacrandoglieli con molto amore”. Dunque questo amore di benevolenza, che è principalmente rivolto a Dio, non esclude gli altri affetti, ma li “amplifica”, vi aggiunge la sua forza, la sua costanza permettendoci di superare le difficoltà o, quanto meno, di affrontarle con più coraggio e fiducia. Anche dal punto di vista umano l’amore di compiacenza deve fare un salto di qualità divenendo amore di benevolenza. Spiega Francesco: “Noi abbiamo sperimentato una estrema compiacenza nel vedere che Dio è sommamente buono; perciò desideriamo, in forza dell’amore di benevolenza, che tutti gli amori che ci è possibile immaginare siano impiegati per amare bene quella bontà. Ci siamo compiaciuti nella somma eccellenza della perfezione di Dio; a seguito di ciò desideriamo che egli sia sommamente lodato, onorato e adorato: Ci siamo dilettati a considerare come Dio non sia soltanto il primo principio, ma anche l’ultimo fine, l’Autore, il Conservatore, il Signore di tutte le cose; in ragione di ciò desideriamo che tutto gli sia sottomesso con una assoluta obbedienza. Noi abbiamo constatato che la volontà di Dio è sommamente perfetta, retta, giusta e imparziale; per tale considerazione desideriamo che sia la norma e la legge suprema di tutte le cose e che venga seguita, servita e obbedita da tutte le altre volontà”. Abbiamo, in quanto cristiani, una grande responsabilità anche nei confronti della società nella quale viviamo. E qui torna in ballo la nostra testimonianza.

Preghiamo con le parole della liturgia:

O Dio, che nel disegno della tua misericordia, hai scelto Matteo il pubblicano e lo hai costituito apostolo del Vangelo, concedi anche a noi, per il suo esempio e la sua intercessione, di corrispondere alla vocazione cristiana e di seguirti fedelmente in tutti i giorni della nostra vita. Amen.

E anche oggi lasciamoci trasformare dall’amore di Dio… Egli conta su di noi. Buona giornata,

PG&PGR