14 Giugno 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

la morte, lo sappiamo bene, è un “passo” che tutti, volenti o nolenti, prima o poi, dovremo fare e Francesco di Sales, nei prossimi sei capitoli che concluderanno il settimo Libro del TAD, affronta questo argomento che, diciamocelo pure, ci inquieta non poco. Il nono capitolo, che oggi iniziamo, ha questo titolo: “Del sommo grado dell’amore affettivo, che è la morte degli amanti, e il primo luogo di coloro che sono morti nell’amore”. E’ palese che col termine “amanti” intende gli amanti di Dio. L’esordio è costituito da una espressione del Cantico dei Cantici (8,6): L’amore è forte come la morte, e commenta: “La morte separa l’anima del morente dal corpo e da tutte le cose del mondo; l’amore sacro separa l’anima dell’amante dal corpo e da tutte le cose del mondo; la sola differenza sta nel fatto che la morte ha sempre come effetto ciò che l’amore abitualmente consegue per affetto”. Affetto e effetto differiscono tra loro non solo nella vocale iniziale, ma nel loro significato profondo. Cosa c’è di più bello della vita che è dono dell’amore di Dio per le sue creature? Questo, però, ci impegna anche a chiederci come viviamo questo dono e come ci prepariamo ad affrontare “il grande passo”? Il Salesio ci dice: “Com’è proprio dei reprobi morire nel peccato, così è proprio degli eletti morire nell’amore e nella grazia di Dio”. Parlare della morte, lo confessiamo, è sempre difficile soprattutto quando ci riferiamo alla nostra o a quella di qualche persona cara e, in modo particolare quando questa si presenta in modo inaspettato. Ma il giusto, ci assicura l’Autore: “non viene mai colto di sorpresa dalla morte perché si è preparato bene ad essa perseverando nell’osservanza cristiana sino alla fine, pur morendo tuttavia qualche volta di morte improvvisa e rapida”. Dopo 45 anni abbiamo ancora vivo il ricordo del Beato Giovanni Paolo I, il Papa dei 33 giorni…! Non possiamo certo dubitare che fosse preparato all’incontro col Signore! L’Autore ci presenta, poi, alcuni personaggi che vissero il loro pellegrinaggio terreno sempre in stretta comunione con Dio: san Simeone stilita, che si era preparato alla morte vivendo per 37 anni su una colonna; san Omobono da Cremona che morì mentre assisteva alla celebrazione eucaristica. Accenna anche ad altri personaggi del suo tempo che furono “trovati morti, chi in confessionale, chi ascoltando un sermone; qualche altro è caduto morto lasciando il pulpito dopo aver parlato con grande fervore: tutte morti istantanee, ma non impreviste”. Ricorderete certamente che lo stesso Francesco morirà per apoplessia, quello che oggi la scienza medica chiama ictus. Tutti costoro, afferma: “assieme ai bambini battezzati, sono morti in grazia e, di conseguenza, nell’amore di Dio”. Ma al di là delle morti improvvise, crediamo sia giusto riflettere su quanto sia importante il sacramento dell’Unzione dei Malati che, insieme a quello della Riconciliazione, è un sacramento “dimenticato”. Forse non si pensa abbastanza al fatto che chiamare il sacerdote per una visita al malato e l’amministrazione del sacramento dell’Unzione è il regalo più bello che si possa fare a chi è in pericolo di vita. Poi, a morte avvenuta si chiedono tante benedizioni della salma e…”Mi raccomando Padre, faccia una bella messa”!

Preghiamo

Signore, quando giungerà il momento di lasciare questo mondo, concedici di farlo in maniera degna dopo aver ricevuto la consolazione della Tua presenza nel nostro cuore. Amen

Raccomandiamo al Signore in modo particolare tutti coloro che oggi lasceranno questa vita, anche se non li conosciamo. Buona giornata,

PG&PGR