13 Giugno 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

quanta riconoscenza e quanto amore dovremmo avere verso chi, per noi, ha dato tutto se stesso e la propria vita! Per aiutarci a riflettere maggiormente sul grande mistero della Redenzione, nella seconda parte dell’ottavo capitolo, Francesco di Sales prende in prestito le parole di un pagano che, attraverso una storia, presumiamo di fantasia, ci mostra quanto sia più facile trovare la riconoscenza negli animali che non negli uomini. Il “pagano” è il nostro vecchio amico Plinio che, nella Naturalis Historia, narra una bella “favola che ci piace proporvi in modo integrale; siamo certi che non vi annoierete: “Una ragazza dell’isola di Sesto aveva allevato un aquilotto con tutta la cura che sanno mettere i ragazzi in simili occupazioni. L’aquila, cresciuta, incominciò a poco a poco a volare e a dare la caccia agli uccelli, secondo il suo istinto naturale. Poi, fattasi più vigorosa, prese a piombare sugli animali selvatici, senza mai mancare di portare fedelmente alla cara padroncina la preda, quasi in riconoscenza dell’allevamento avutone. Un giorno però, mentre la povera aquila era a caccia, la giovanetta morì ed il cadavere venne adagiato su di un rogo per essere cremato, secondo l’usanza di quel tempo e di quel paese. Ma, quando le fiamme cominciavano a lambirla, ecco giungere l’aquila a grandi colpi d’ala. Alla vista del triste ed inaspettato spettacolo l’uccello, trafitto dal dolore, aprì gli artigli, e, abbandonando la preda, si slanciò sulla povera cara padrona, la coprì con le sue ali, quasi per difenderla dal fuoco o per abbracciarla pietosamente, e stette ferma ed immobile fino a morire ed essere bruciata con lei. Il suo ardente amore per la padrona non cedette alle fiamme ed all’ardore del fuoco e si fece vittima ed olocausto del suo generoso e prodigioso amore, come la sua padrona era vittima della morte e delle fiamme”. Bella, vero? Il de Sales ne trae questo insegnamento e ci invita a riflettere: “Teotimo mio, quale meraviglioso esempio ci offre quell’aquila?”. E prosegue: “Il Salvatore ci ha nutriti fin dalla nostra prima infanzia, anzi ci ha formati ed accolti, come una premurosa nutrice, tra le braccia della sua divina provvidenza dal primo istante del nostro concepimento…, ci ha resi suoi con il Battesimo e ci ha nutrito teneramente quanto al cuore e quanto al corpo, con un amore incomprensibile; e per conquistarci la vita ha sopportato la morte e ci ha nutriti con la sua carne ed il suo sangue”. Questa non è retorica, carissimi, né, tanto meno, fantasia! E’ una realtà che ci riguarda, ci coinvolge e sconvolge, è la nostra realtà, come appartenenti al genere umano e come credenti. Ma è anche una realtà che ci interroga: Quale altra decisione possiamo prendere se non di coloro che non vivono più per se stessi, ma in colui che è morto per loro?” E come è sua abitudine, dopo la domanda il Salesio ci offre l’unica risposta possibile: “Dobbiamo consacrare all’amore divino della morte del Salvatore tutti i momenti della nostra vita, riconducendo alla sua gloria tutte le nostre prede, le nostre conquiste, tutte le opere, tutte le azioni, tutti i nostri pensieri e affetti”. Impariamo da quell’aquila a dire, con san Paolo “né morte, né vita mi separeranno mai da lui” (Cfr. Rom 8,38-39). Ecco come avviene, conclude Francesco, la santa estasi del vero amore: superare le ragioni e le inclinazioni umane “secondo le ispirazioni e gli impulsi del divino Salvatore delle nostre anime”. Lo ripetiamo, prima di tutto a noi stessi: non è fantasia, non è poesia, è vero amore.

Oggi ricorre la memoria del grande Sant’Antonio di Padova. All’amore vero lui ci ha veramente creduto vivendolo.

Preghiamo con le parole della liturgia odierna

Dio onnipotente ed eterno, che in sant’Antonio di Padova hai dato al tuo popolo un insigne predicatore e un patrono dei poveri e dei sofferenti, fa’ che per sua intercessione seguiamo gli insegnamenti del vangelo e sperimentiamo nella prova il soccorso della tua misericordia. Amen

 

Vi sembra difficile mettere in atto quanto oggi abbiamo letto? Beh, quanto meno, proviamoci. Buona giornata,

PG&PGR