Carissimi,
oggi celebriamo la Festa della Visitazione della B.V. Maria: Ella, dopo aver accolto nel suo seno il Figlio di Dio, affronta il lungo viaggio da Nazaret a Ain Kariem, un paesino molto vicino a Gerusalemme, per accorrere in aiuto della “cugina” Elisabetta che, sterile e in età avanzata, ha concepito anch’essa un figlio che sarà il Precursore di Gesù. Questo episodio evangelico riportato solo da San Luca (1,39-45) è stato il “motore” della fondazione della Visitazione di Santa Maria ad opera di Francesco de Sales e Giovanna de Chantal. Come ben ricorderete, prima di diventare un ordine claustrale, le Visitandine dedicavano una parte della loro giornata all’assistenza dei poveri e degli ammalati di Annecy e dintorni. Siamo certi che il Nostro pensava anche a loro quando, citando San Paolo (Col 3,14), dice: “La carità è un legame e un legame di perfezione; e chi ha più carità è più strettamente unito e legato a Dio”. Qui non si parla della semplice unione che è “permanente in noi per abitudine, sia che dormiamo sia che vegliamo; parliamo dell’unione che si attua con l’orazione, ed è uno degli esercizi della carità e della dilezione”. Poco prima egli aveva citato Santa Teresa d’Avila che nel “Libro della mia vita” parla di unione speciale con Dio usando termini come “rapimento, sospensione, esaltazione dello spirito, estasi. Ora Francesco “scende” ad un livello più “pratico” mettendo a confronto i diversi modi di essere uniti a Dio dando, però, la preminenza a chi ha una maggiore carità (cita san Paolo, san Dionigi, sant’Agostino, san Bernardo, san Francesco, santa Caterina da Genova e da Siena) in quanto “pur essendo in un certo modo addormentati (per la stanchezza dopo molte fatiche affrontate per amore di Dio), sono talmente rivolti e aderenti a Nostro Signore, da esserne inseparabili”. Questi sono un passo avanti a coloro che si trovano ancora nella fase di chi, attraverso la preghiera, è in ricerca dell’unione con Dio. Sì, avete ragione, è un concetto un po’ difficile da comprendere e dunque, seguendo il metodo di Francesco, ricorriamo ad un esempio che certamente non sarà bello come i suoi: chi, pur essendo armato di buona volontà prega per unirsi a Dio, è simile ad un atleta che si impegna nella preparazione per raggiungere un certo traguardo; gli altri sono gli atleti che questo traguardo l’hanno già raggiunto. Il “traguardo” è l’unione con Dio e mentre i primi sono ancora impegnati “nell’esercizio dell’unione, questi sono già uniti”. Noi, evidentemente, apparteniamo alla prima categoria e Francesco ci “insegna” alcuni esercizi da mettere in atto: “Questo esercizio dell’unione con Dio, si può praticare anche per mezzo di brevi e passeggeri ma frequenti slanci di cuore a Dio, in forma di orazioni, giaculatorie fatte a tale intenzione”, e ce ne suggerisce diversi. Per brevità ne riportiamo solo alcuni, ma nessuno ci impedisce di formularne altri: Gesù, concedimi la grazia di essere un solo spirito con Te…Caro amico del mio cuore, unisci questa povera unica anima alla tua unica Bontà…Signore Gesù, mio amante, attira il mio cuore; stringi, avvinci e unisci per sempre il mio spirito al tuo petto paterno…Sprofonda questa goccia di spirito, che mi hai dato, nel mare della tua bontà dal quale viene…”. Chissà quali saranno stati i pensieri di Maria durante quel lungo viaggio…!
Preghiamo con le parole della Festa odierna
Dio onnipotente ed eterno, che nel tuo disegno di amore hai ispirato alla beata Vergine Maria, che portava in grembo il tuo Figlio, di visitare sant’Elisabetta, concedi a noi di essere docili all’azione del tuo Spirito, per magnificare con Maria il tuo santo nome. Amen
Riusciremo anche noi, oggi, a dire umilmente con la Vergine Santa: L’anima mia magnifica il Signore? Buona giornata,
PG&PGR