Carissimi,
una vecchia canzone di Charles Aznavour, scritta nel 1971, aveva questo titolo: “Morir d’amore”. Probabilmente questo grande cantautore francese di origine armena, ignorava che Francesco di Sales, circa tre secoli e mezzo prima, aveva trattato questo argomento. Il quindicesimo capitolo, che iniziamo oggi, ha come titolo “Della malattia amorosa del cuore ferito d’amore”, inizia infatti con queste parole: “E’ abbastanza risaputo che l’amore umano ha la forza non soltanto di ferire il cuore, ma di far ammalare il corpo fino alla morte; in quanto, allo stesso modo che la passione e il temperamento del corpo hanno molto potere per influenzare l’anima e trascinarla dietro di loro, così gli affetti dell’anima hanno una grande forza per smuovere gli umori e mutare le qualità del corpo”. Gli “umori”, secondo Ippocrate, padre della medicina scientifica, determinavano l’indole di una persona; la medicina e la psicologia, al tempo di Francesco, erano ancora basate su questi principi, cosa che, però non ha impedito al de Sales di essere, come altri grandi santi del tempo, un eminente conoscitore dell’anima umana; questo è quanto scrive in nota il “grande vecchio”. Continua l’Autore: “L’amore, quando è veemente, porta così impetuosamente l’animo verso la cosa amata, e l’occupa così interamente, che viene meno in tutte le altre operazioni sia sensitive che intellettive. Pensiamo a certe espressioni comuni del nostro parlare: “perdere la testa”, essere “follemente innamorati”, “non avere occhi che per lei/lui” o altre simili. Già Plutone, riferisce il Nostro, diceva che l’amore è «povero, stracciato, nudo, scalzo, misero, senza casa, costretto a dormire all’addiaccio, davanti alle porte, sempre indigente». Sono espressioni che possono sembrarci esagerate, ma sottolinea il Salesio, “Platone parlava così dell’amore abbietto, vile e misero dei mondani”. Proviamo a pensare a chi è “innamorato” della propria ricchezza, del proprio potere del proprio ”io”. Tuttavia, prosegue: “Queste proprietà si trovano anche nell’amore celeste e divino”, facendo riferimento ai primi maestri e dottori cristiani ed in particolare a San Paolo: “«Finora abbiamo fame e sete e siamo nudi, veniamo schiaffeggiati e siamo vagabondi; siamo fatti spazzatura di questo mondo e come scarto e rifiuti di tutti»”(Cfr 1Co 4,11-13). Tali espressioni potrebbero apparirci, oggi, esagerate, ma proviamo ad immaginare la vita dei primi cristiani perseguitati da più parti e, senza limitarci a queste, a tutte le persecuzioni che tanti cristiani, anche ai nostri tempi, subiscono per amore di Gesù Cristo. E’ lo stesso amore che ha gettato “san Francesco nudo davanti al suo Vescovo e a farlo morire nudo sulla terra; è stato l’amore a renderlo mendicante per tutta la vita”. Nella seconda sezione di questo capitolo vedremo altri esempi, ma intanto pensiamo a quanto noi, cristiani del Terzo Millennio, tante volte facciamo fatica ad amare Dio e il nostro prossimo.
Preghiamo unendoci alla liturgia odierna
O Dio, che ci chiami a celebrare nella fede la risurrezione del tuo Figlio, fa’ che possiamo rallegrarci con lui insieme ai tuoi santi nel giorno della sua venuta. Amen
Proviamo, oggi, a “spogliarci delle nostre sicurezze umane… Buona giornata,
PG&PGR