11 Maggio 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

un vecchio stornello romano canta: «D’amore nun se mòre, ma se sta male». Francesco di Sales, nei prossimi tre capitoli, ci parlerà proprio del dolore che, talvolta, è generato dall’amore. Il tredicesimo, che oggi iniziamo e che si presenta come una sorta di introduzione, ha come titolo: “Della ferita d’amore”.

Il Nostro esordisce dicendo che tutte le espressioni d’amore “derivano dalla somiglianza che c’è tra gli affetti del cuore e le passioni del corpo. La tristezza, il timore, la speranza, l’odio e gli altri affetti dell’anima non entrano nel cuore se l’amore non li trascina dietro di sé”. Praticamente l’amore è il motore e la misura di ogni sentimento umano. Se ci pensiamo bene, noi odiamo il male perché è contrario al bene che ci sta a cuore e temiamo il male futuro perché ci priverà del bene che amiamo: “Anche se un male è sommo, lo odiamo solo nella misura in cui amiamo il bene cui si oppone”. Infatti, per esempio, non odiamo forse la guerra, male sommo, perché si oppone alla pace, sommo bene? Un altro esempio ci viene proposto dal testo: “Chi non ama la cosa pubblica, non si preoccupa molto se va in rovina”. A tale proposito non possiamo non pensare alle tante azioni di vandalismo o incuria che abbiamo, quasi ogni giorno, sotto i nostri occhi. Allo stesso modo, afferma l’Autore “chi non ama quasi per niente Dio, non odia nemmeno tanto il peccato. L’amore è la prima, anzi il principio e l’origine di tutte le passioni; ecco perché è il primo ad entrare nel cuore, e siccome penetra e trafigge fino in fondo la volontà, nella quale ha la sua sede, si dice che ferisce il cuore”. Nella “iconografia popolare”, che spesso, purtroppo, troviamo su alberi o mura di qualche storico edificio, due cuori trafitti da una freccia non stanno forse a significare l’amore? Certamente per l’altro/a, ma non certo per l’albero o l’edificio…! Poco prima il Salesio aveva affermato che tutti gli affetti entrano nel cuore solo se trascinati dall’amore; ora ci dà la conferma di tale affermazione dicendo che “anche gli altri affetti entrano realmente, ma per opera dell’amore; infatti è lui che, trapassando il cuore, apre loro il passaggio; è soltanto la punta della freccia che ferisce, il resto aumenta soltanto la ferita e il dolore”. Ma come è possibile, potremmo chiederci, che l’amore possa anche provocare dolore? Rispondendoci con un esempio, dice che l’amore assomiglia molto al succo agrodolce della melagrana “che non si saprebbe dire se rallegra il gusto per la sua asprezza un po’ dolce o per la sua dolcezza asprigna”. Ma tale è l’amore finché viviamo in questo mondo in quanto “non è perfetto e mai completamente appagato e soddisfatto; tuttavia non cessa di essere molto gradevole”. Probabilmente questo discorso sulle ferite dell’amore provocherà in qualcuno delle perplessità, degli interrogativi o, addirittura, qualche dubbio. Non preoccupiamoci! Questo è lo stile del nostro Francesco per “stuzzicare” il nostro cuore e per renderci più consapevoli del perché e del come amiamo.

Preghiamo con le parole della liturgia

O Dio, che per la tua grazia, da peccatori ci fai giusti e da infelici ci rendi beati; custodisci in noi il tuo dono, perché giustificati mediante la fede, perseveriamo nel tuo servizio. Amen

Cosa potremo fare oggi? Proviamo a riflettere maggiormente su quanto abbiamo letto. Buona giornata,

PG&PGR