Carissimi,
è il primo maggio, Festa di San Giuseppe lavoratore, patrono della Chiesa universale della quale anche i lavoratori fanno parte e a tutti loro rivolgiamo il nostro augurio. Ma anche noi, “umili lavoratori della vigna del Signore”, facciamo festa aprendo l’ottavo capitolo del sesto libro del TAD che ha questo titolo: “Del riposo dell’anima raccolta nel suo Diletto”. Francesco esordisce dicendo: “Essendo dunque l’anima interiormente raccolta in Dio e al suo cospetto, alle volte si rende così dolcemente attenta alla bontà del suo Diletto, da sembrare che la propria attenzione non sia più tale, tanto è vissuta semplicemente e delicatamente”. Per aiutarci a comprendere meglio ci invita ad immaginare un fiume le cui acque scorrono in modo talmente tranquillo che, a chi lo guarda, sembrano essere immobili. Santa Teresa d’Avila chiama questo stato di tranquillità dell’anima “orazione di quiete”. La nostra preghiera, spesso, è agitata, cerchiamo di dire, e chiedere, tante cose al Signore come se Egli non le conoscesse già tutte… Più che un fiume che scorre tranquillo, assomigliamo a quello che infuria con violenza travolgendo e distruggendo tutto; immagini che nei servizi giornalistici della TV, purtroppo, diventano sempre più frequenti. Altra immagine che l’Autore ci offre è quella degli innamorati che, qualche volta “si accontentano di essere vicino o in vista della persona che amano, senza parlarle e senza conversare se non in se stessi, né di lei, né delle sue perfezioni; appagati, sembra, e soddisfatti di godere di quella diletta presenza, non per alcuna considerazione che facciamo su di essa, ma per una certa qual pace e riposo che il loro spirito trova in lui”. Questo accadeva anche a quel vecchietto del quale abbiamo parlato un po’ di tempo fa, che rimaneva per molto tempo, in silenzio, da solo, davanti al Santissimo Sacramento. Ricordate? Speriamo di sì. Lavoriamo un po’ di immaginazione: dopo una lunga e solitaria scarpinata, abbiamo raggiunto un luogo ameno, con una vista particolarmente bella; ci sediamo su qualche masso, accontentandoci di guardare, senza pensare a nulla in particolare sentendoci più vicini a Dio “come un bimbo in braccio a sua madre”. Continua il Nostro: “Questo riposo, qualche volta si spinge così avanti nella sua tranquillità, che tutta l’anima e tutte le sue potenze rimangono come addormentate, senza fare alcun movimento né azione, tranne la sola volontà che, da parte sua, non fa altro che accogliere il piacere e la soddisfazione che le causa la presenza del Diletto”. Torniamo a San Giuseppe immaginando quante volte, lasciando da parte gli attrezzi del mestiere e le preoccupazioni, si sarà soffermato a guardare il Figlio di Dio, bambino o adolescente, intento a fare qualche piccolo lavoro di falegnameria. Quale soddisfazione avrà provato nel suo animo?
Preghiamo con le parole della liturgia odierna
O Dio, che nella tua provvidenza hai chiamato l’uomo a cooperare con il lavoro al disegno della creazione, fa’ che per l’intercessione e l’esempio di san Giuseppe siamo fedeli alle responsabilità che ci affidi, e riceviamo la ricompensa che ci prometti. Amen
Ed oggi? Tra fave e pecorino, non dimentichiamo di volgere il nostro sguardo al cielo e ringraziare il Signore. Buona giornata,
PG&PGR