Carissimi,
come abbiamo già detto, la meditazione è comune a quasi tutte le filosofie, come il Buddismo, o religioni come l’Ebraismo. In particolare, nell’Antico Testamento, troviamo alcune espressioni che il Salesio sottolinea nel TAD: “Mosè, -dice-, ammonendo il popolo a ripensare (meditare) ai favori ricevuti da Dio, adduce questa ragione: ‘affinché in tal modo tu possa osservare i suoi comandamenti, camminare nelle sue vie e temerlo’(Cfr. Dt 8,6). Dio stesso, leggiamo nel libro di Giosuè (1,8) dice al nuovo condottiero del Popolo eletto: «Non si allontani dalla tua bocca il libro di questa legge, ma meditalo giorno e notte, perché tu cerchi di agire secondo quanto vi è scritto». Il de Sales, proseguendo, cita la Lettera agli Ebrei: «Ripensate attentamente a colui che sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo». E commenta: “Quando dice ‘ripensate’ è come se dicesse ‘meditate’. Ma perché vuole che meditiamo la santa passione? Non certo per diventare dotti, ma perché diventiamo pazienti e coraggiosi nel cammino verso il cielo”. E ancora, citando il libro dei Salmi (119,97): «Quanto amo la tua legge, Signore; tutto il giorno la vado meditando». Il salmista “medita sulla legge perché l’ama e l’ama perché la medita”. A questo punto crediamo sia opportuno farci una domanda: la Parola di Dio che ascoltiamo durante la celebrazione Eucaristica diventa, nel nostro cuore, causa di meditazione, cioè di preghiera? Quando, dopo i vari saluti sul sagrato, torniamo nelle nostre case, rimane in noi qualcosa di ciò che il Signore ci ha voluto dire o, presi da tante altre occupazioni, ce ne dimentichiamo? Sarebbe interessante fare una sorta di indagine chiedendo ai fedeli in uscita dalla messa: quanto di ciò che hai ascoltato e vissuto ti ha colpito e cosa ti porti “dentro”? Francesco dice che “la meditazione non è altro che un mistico ‘ruminare’…è come un vino prezioso, degno non soltanto di essere bevuto dai pastori e dai dottori, ma di essere accuratamente assaporato e, per così dire,masticato e ruminato” da tutti”. Certamente a noi tutti è capitato di aver ripensato ad una conversazione avuta con qualcuno: le nostre e le altrui parole ci tornano alla mente… La meditazione è un dialogo, una “santa conversazione dell’anima con Dio”. Facciamoci, dunque, imitatori di Mosè che “da solo, sulla vetta della montagna, parlava a Dio e Dio gli rispondeva”(Cfr. Es 19,19-20). Con questo invito concludiamo il secondo capitolo.
Preghiamo con le parole della liturgia odierna
Dio onnipotente, donaci di proclamare la potenza del Signore risorto, per possedere in pienezza i doni che abbiamo ricevuto come pegno di vita nuova. Amen
Senz’altro anche oggi il Signore vorrà parlarci. Ascoltiamolo. Buona giornata,
PG&PGR