Carissimi,
secondo la Tradizione ebraica la manna poteva assumere, per ogni ebreo, i sapori di diversi cibi. Partendo da questo il de Sales dice che “l’orazione è una manna per l’infinità di gusti amorosi e delle preziose dolcezze che dà a coloro che se ne servono; ma è segreta, perché scende prima della chiarezza di qualunque scienza, nella solitudine mentale (la manna scendeva durante la notte, n.d.r.) dove l’anima contatta da sola e solo il suo Dio”.
E’ un rapporto personalissimo quello che si instaura tra chi si immerge nella preghiera e Dio; un rapporto che si può certamente condividere, ma non completamente in quanto Dio parla in modi diversi ad ognuno di noi rispettando profondamente la nostra personalità. Inoltre Egli è fedele e chiede anche a noi di esserlo; per esprimere questo concetto il Salesio chiama in causa alcuni versetti del Cantico dei Cantici (2,12; 6,9) dove l’amante (l’anima devota) viene chiamata col vezzeggiativo di “tortorella”. Forse non tutti sanno che le tortore sono animali fedelissimi che non abbandonano mai il/la proprio/a compagno/a. Sottolinea, dunque, l’Autore: “L’amante celeste viene chiamata “Tortorella”, uccello che sta volentieri nei luoghi ombrosi e solitari, nei quali canta per il suo unico compagno, o brandendolo quando è in vita, o piangendolo dopo la morte”. Continua dicendo che anche Santa Teresa d’Avila meditava volentieri sui passi evangelici in cui il Signore è solo, come nell’orto degli ulivi e pensava che “essendo solo, doveva più facilmente ammetterla a fargli compagnia”. A questo proposito si racconta che un parroco vedeva un vecchietto che ogni giorno, quando ancora era deserta, entrava in chiesa e se ne stava, in silenzio, davanti al Tabernacolo. Quando si avvicinava l’ora della celebrazione e cominciava ad arrivare qualche persona, lui si alzava e, dando un ultimo sguardo al SS. Sacramento, tornava a casa sua. E questo si ripeteva più volte al giorno, ma sempre quando la chiesa era deserta. Un giorno il parroco gli si avvicinò e gli chiese il perché di tale comportamento. Il vegliardo rispose: «Vengo semplicemente per stare un po’ con Lui…». Il parroco replicò: «Ma cosa gli dici?» Rispose: «Nulla di particolare perché Lui legge nel mio cuore…Io sono solo e anche Lui è solo e così ci teniamo compagnia».
Il silenzio, l’adorazione, l’ascolto di Dio che in segreto parla al nostro cuore…cose che l’uomo di oggi, distratto da tante occupazioni, sempre affannato, in mezzo a tanti rumori, dovrebbe saper riscoprire.
Preghiamo con le parole della liturgia odierna:
O Dio, speranza e luce di chi ti cerca con cuore sincero, donaci di innalzare una preghiera a te gradita e di esaltarti sempre con il servizio della lode. Amen
Riusciremo oggi a fare un po’ di silenzio per ascoltare la voce del Signore che parla al nostro cuore? Buona giornata,
PG&PGR