Carissimi,
riprendiamo il discorso di ieri. Il de Sales continua: Dio conosce i nostri pensieri da lontano, trova tutti i nostri sentieri, le scappatoie e le deviazioni; la Sua scienza è ammirabile, domina al di sopra delle nostre capacità dove noi non possiamo arrivare”. Infatti, quante volte ci troviamo a dover scegliere quale “direzione” prendere, cosa fare o non fare e ci ripieghiamo su noi stessi cacciandoci “in un labirinto” del quale è difficile trovare l’uscita “un intreccio che non riusciremmo a districare”.
A questo punto l’Autore fa una affermazione che potrebbe spaventarci un po’: “Questo trattato è dunque difficile, soprattutto per chi non è persona di grande orazione”. Tranquilli, non “tiriamo i remi in barca” anche se non siamo persone “di grande orazione”. Francesco non vuole escludere nessuno e, dunque, più avanti, citando i grandi Dottori del passato, chiarisce questo concetto dicendo che l’orazione è un colloquio, un dialogo, una conversazione con Dio nella quale “parliamo a Dio e reciprocamente Dio parla a noi, aspiriamo a Lui e respiriamo in Lui e reciprocamente Egli ispira in noi e respira su di noi”. Crediamo sia lecito chiederci come parlare con Dio? E’ la domanda che il Salesio si pone e propone anche a noi fornendocene, come è sua abitudine, la risposta che può essere riassunta in una semplice espressione: “L’orazione e la teologia mistica sono la stessa cosa” in quanto rimandano sempre al nostro rapporto con Dio e a quanto siamo disposti a metterci in ascolto della Sua Parola, a lasciarci guidare dal Suo Spirito e non mettere in primo piano le nostre esigenze, le nostre convinzioni, il nostro amor proprio. In questo modo la “mistica” diventa comunicazione tra amanti che “non può essere partecipata a nessun altro al di fuori di coloro che l’effettuano”. E, facendo riferimento al Cantico dei Cantici, continua: “Il linguaggio degli amanti è così particolare che nessuno lo può comprendere al di fuori di loro”. E’ un linguaggio che spesso non ha bisogno di parole e di gesti particolari in quanto “dove regna l’amore, non c’è bisogno del suono delle parole esteriori, né dell’uso dei sensi per intrattenersi e ascoltarsi l’un l’altro”. Ma attenzione: se tra innamorati, per “ascoltarsi” l’un l’altro l’uso della parola può essere superfluo, se per “conversare” con Dio è sufficiente il pensiero, per rapportarci col nostro prossimo, espressione e ascolto, soprattutto quest’ultimo, diventano indispensabili. Proprio per questo il Sinodo ha posto, come primo passo per il rinnovamento della Chiesa, la sua attenzione sull’ASCOLTO invitandoci tutti ad ascoltare di più in famiglia, in Parrocchia, negli ambiti lavorativi e in tutti quegli ambienti che vedono la nostra presenza.
Preghiamo con le parole della liturgia odierna:
O Dio, che hai compiuto il sacrificio della Pasqua per la salvezza del mondo, ascolta le preghiere del tuo popolo: Cristo, Sommo Sacerdote che intercede per noi, come vero uomo ci doni la riconciliazione e come vero Dio ci liberi dal peccato. Amen
Ed oggi un maggior impegno ad ascoltare…cominciamo dalle nostre famiglie. Buona giornata,
PG&PGR