30 Marzo 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

nell’ottavo capitolo il santo vescovo di Ginevra intende spiegare “In che modo la santa benevolenza genera la lode del divino Diletto”. Affronta il discorso prendendolo un po’ alla larga e inizia col dire che “l’onore non ha sede il colui che viene onorato, ma in colui che onora”.

Non di rado, infatti, avviene che il soggetto “onorato” sia del tutto ignaro di questo e può accadere anche che l’onore tributato verso qualcuno abbia origine dall’interesse o, addirittura dall’ipocrisia. Sembra che Sant’Agostino, rivolgendosi ipoteticamente ad Aristotele, abbia coniato questa massima: «O povero Aristotele, tu sei lodato ove sei assente, o sei arso ove sei presente». La stessa cosa si potrebbe dire di altri “grandi” della storia quali Giulio Cesare e Alessandro Magno: i loro successi in battaglia, nella politica, e gli onori, non sono serviti ad allungare di un solo giorno la loro vita. L’Autore sottolinea che Dio, a differenza degli esseri umani, pur essendo ricco di “bontà che supera ogni lode ed ogni onore, non riceve alcun vantaggio né aumento di bene per tutte le benedizioni che gli indirizziamo”. La stessa liturgia si esprime in questo modo: «Tu non hai bisogno della nostra lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie». Rendere grazie a Dio vuol dire esprimere sinceramente, con parole e opere, la nostra benevolenza verso di Lui che “non solo la gradisce, ma la richiede in quanto rispondente alla nostra condizione e così adatta a testimoniare l’amore rispettoso che gli dobbiamo”. San Paolo, nella Prima lettera ai Corinzi (10,31) ci sollecita a fare tutto, anche le cose ordinarie della vita, per la gloria di Dio. Noi cristiani, attraverso l’esercizio del nostro “sacerdozio comune” al quale siamo chiamati attraverso il Battesimo, non possiamo aggiungere, tanto meno togliere, nulla alla bontà di Dio in quanto Egli “ne possiede infinitamente più di quanta si possa immaginare e desiderare”, ma possiamo, e dobbiamo, desiderare che il Suo nome “sia benedetto, esaltato, lodato, onorato e adorato sempre di più”. Non è forse questo che chiediamo nella prima parte della preghiera che Gesù ci ha insegnato? Ma questo desiderio, che nasce dall’amore, ha bisogno di essere sempre alimentato: le nostre preghiere, le opere di bene che possiamo fare, il nostro ascoltare e condividere, il nostro accogliere, il nostro imparare a perdonare, per usare un esempio ricorrente nel Salesio, dovrebbero essere come i fiori dai quali le api raccolgono il nettare che poi diventerà quel miele che è la nostra testimonianza cristiana. La nostra fede ha sempre bisogno di essere sostenuta dalle opere senza le quali, come si legge nella Lettera di San Giacomo, è morta (Cfr. Gc 2,26). Il de Sales aggiunge che la nostra anima, per mezzo delle opere e della fede, magnifica e glorifica Dio “nella misura che le è possibile”: questo deve sostenerci anche di fronte a qualche piccolo “fallimento”.

Preghiamo

Ascolta, o Padre, coloro che ti supplicano e custodisci con amore quanti ripongono ogni speranza nella tua misericordia, perché, purificati dalla corruzione del peccato, permangano in una vita santa e siano fatti eredi della tua promessa. Amen

Ed oggi facciamoci “un volo tra i fiori” e attingiamo un po’ di nettare per trasformarlo in miele. Buona giornata,

PG&PGR