Carissimi,
riprendiamo il discorso di ieri sulla necessità di separarsi dai beni inferiori per “fare più posto a Dio”, con alcuni esempi biblici che lo stesso Francesco di Sales ci offre. Scrive: “La gloriosa amante Maddalena incontrò al sepolcro gli angeli, che senza dubbio le parlarono angelicamente, ossia con grande dolcezza volendo calmare l’ansia che la tormentava; ma lei al contrario, sconvolta dal pianto, non seppe compiacersi né delle loro dolci parole,
né dello splendore delle loro vesti, né dalla grazia celeste del loro contegno, né dall’amabile bellezza dei loro volti, ma anzi, tutta in lacrime, si lamentava: Hanno portato via il mio Signore, e non so dove l’abbiano messo”. Fermiamoci un momento per riflettere su questa “gloriosa amante” come la definisce il testo. Tutti noi sappiamo che tipo di vita avesse condotto questa donna prima di incontrare il Maestro e scoprire che l’Amore per lui l’aveva liberata da tutto il male, la vergogna e la sofferenza che si era portata dentro prima di quel momento. Ora, in quella mattina del “primo giorno dopo il sabato”, tutto le sembrava perso, perfino il corpo senza vita di Gesù. Certamente, nella sua disperazione, non immaginava ciò che stava per accadere. Ma andiamo avanti; volgendosi vede il Signore, ma lo scambia per il giardiniere. Cosa può importarle di quell’uomo intento al suo lavoro in un momento così pieno di angoscia! Ha solo la forza di chiedergli se è lui che ha portato via il corpo del suo Signore e dove l’ha messo per poterlo riprendere e dargli una degna sepoltura secondo l’usanza dei Giudei. Ma quel “giardiniere” è il Signore risorto. Commenta l’Autore: “Appena Gesù la chiama per nome, ella, tutta inondata di gioia, gridò: Maestro mio! Nulla certamente poteva soddisfarla; non seppe compiacersi con gli angeli e neppure col suo Salvatore, se non quando le si mostrò in quella forma che le aveva rapito il cuore”. Maria Maddalena, che aveva seguito il Maestro ascoltando la sua parola e i suoi insegnamenti, lo riconosce quando Egli si mostra chiaramente e la chiama per nome (Cfr. Gv 20, 11-17). Anche a noi il Signore si mostra chiaramente nella persona degli altri e misticamente, ma realmente, nell’Eucarestia e ci chiama per nome: sta a noi saperlo riconoscere. Proseguendo, il de Sales, fa anche un breve accenno ai Magi il quali, dice: “non possono compiacersi né della bellezza della città di Gerusalemme, né della magnificenza della corte di Erode, né dello splendore della stella; il loro cuore cerca la piccola grotta e il bambinello di Betlemme”. Continua dicendo che gli stessi genitori di Gesù, avendolo perso durante il viaggio di ritorno dal pellegrinaggio alla città santa (Cfr. Lc 2,41-46): “non possono fermarsi tra i parenti e gli amici; ma sempre nel dolore vanno cercando l’unico oggetto della loro compiacenza”. L’anima di chi vuole immergersi nella bontà di Dio “sa riconoscere tutte le caratteristiche delle bellezze e delle perfezioni che si trovano in Lui avanzando continuamente in quella dolce ricerca”. Il capitolo si conclude con la citazione di Davide che nei Salmi “descrive nel dettaglio le opere e le meraviglie di Dio”; una cosa analoga fa la sposa del Cantico parlando di tutte le perfezioni dello Sposo ((Cfr. Ct 5,10-16). Forse qualcuno troverà queste espressioni arcaiche…ma l’amore di Dio, non è forse eterno?
Preghiamo
Dio misericordioso, che susciti nei tuoi figli la volontà di servirti, illumina i nostri cuori purificati dalla penitenza e nella tua bontà ascolta le nostre invocazioni. Amen
Guardando alla nostra vita, oggi potremmo chiederci quali meraviglie Dio ha operato in noi. Buona giornata,
PG&PGR